Votare centrosinistra significa, questa volta, scegliere soltanto il Pd perché «è l’unica possibilità consentita dalla legge elettorale per non esprimere esclusivamente un voto di rappresentanza, bensì un contributo utile a impedire che il Paese finisca nelle mani dei populisti oppure di un centrodestra a trazione lepenista».
Vannino Chiti non ha votato la fiducia alla legge elettorale – «e mi è pesato parecchio non appoggiare il Governo che continuo a sostenere» -, ma ormai che il “danno” è fatto, tira diritto e mantiene il punto. Il senatore dem sarà oggi in Fvg per tre incontri elettorali – alle 11.30 al caffè San Marco di Trieste assieme a Franco Ia-cop e Roberto Cosolini, nel pomeriggio a Palmanova con Iacop e Francesco Martines e alle 18 a Udine al caffè Caucigh per confronto con i giovani su democrazia e futuro -per tirare la volata ai candidati dem. «Non cambio idea- ha spiegato Chiti – Il Rosatellum-bis è sbagliato per due motivi. In primo luogo perché se è vero che nessuna legge elettorale assicura a una parte oppure all’altra la vittoria, questa legge porta con sé il grosso rischio di uno stallo post-voto. In più, come avevo chiesto in Aula, ci sarebbe stata la necessità della seconda scheda, oppure almeno del voto disgiunto, per consentire, quantomeno, una sorta di desistenza a sinistra nei collegi. Oggi, però, siamo di fronte atre scelte».
Fondamentali, secondo Chiti, per il futuro del Paese. «L’elettore può premiare un movimento – ha continuato – come il M5s che rappresenta una variante dei populismi europei. Un partito che non è in grado di governare le città, figuriamoci il Paese. Oppure può scegliere una destra che, purtroppo, non ha le sembianze di quelle europee, ma che è trainata da due movimenti come Lega e Fratelli d’Italia fortemente lepenisti. Poi ci siamo noi che abbiamo dimostrato di saper fare rialzare la testa al Paese, trainare la ripresa economica, come si è visto negli ultimi mesi, e premere nel campo dei diritti».
Votare Pd, in altre parole, per quanto Chiti abbia in testa alcune modifiche future nel partito. «Sono davvero convinto che il Pd – ha concluso – rivesta un ruolo fondamentale nella vita italiana e delle sinistre europee, ma credo anche che a distanza di 10 anni abbia bisogno di una sorta di tagliando. E penso, in particolare, a livello di statuto e degli organismi interni per riuscire a garantire, con maggiore efficacia, spazio di reale rappresentanza, anche istituzionale, a tutti i territori del Paese».