Alcuni spunti che mi pare giusto sottolineare guardando le tendenze che ci vengono dalle elezioni regionali in Sicilia. Come già successo in altre Regioni e Comuni e nella stessa Isola nel 2012, è andato a votare meno della metà degli aventi diritto. Chi ha a cuore la democrazia deve mettere al centro della riflessione e delle iniziative questa grave separazione tra i cittadini e le istituzioni. È un segnale di sfiducia drammatico. Invece sembra ormai che il disinteresse degli italiani per il governo della cosa pubblica sia considerato dai partiti un dato acquisito, scontato e fisiologico. Commentare vittorie e sconfitte politiche facendo finta di non vedere che vi partecipa una minoranza di cittadini, è una miopia pericolosa.
Entrando nel merito dei risultati del voto, per me il dato fondamentale su cui riflettere è questo: il centrosinistra unito sarebbe stato non uno spettatore ma avrebbe rappresentato una proposta politica competitiva. Avrebbe raccolto almeno il 30% dei consensi – stando ai voti ottenuti dalle liste -, più del M5S e in corsa con la destra. Questo dicono i dati numerici ma c’è anche da pensare che il valore aggiunto dell’unità – da sempre apprezzata dai cittadini che chiedono proposte chiare e convincenti – sarebbe stata una motivazione in più per il nostro mondo, recando in sé la convinzione di poter vincere.
Sono le nostre divisioni che ci hanno trasformato da protagonisti in comparse. Ora il tema si sposta a livello nazionale: entro sei mesi si terranno le elezioni politiche. La questione che si pone è se si voglia dar vita a un nuovo centrosinistra: non si può volerlo solo a parole. Bisogna mettere sotto una lente d’ingrandimento le scelte di questi anni: priorità, politiche e metodi di direzione. Occorre essere disposti a discutere di tutto e a cambiare quanto sia necessario: concordare programmi, innovazioni nei contenuti, dal lavoro alla scuola, alle istituzioni, affrontare in modo aperto e disponibile la stessa scelta del candidato premier. È un passaggio difficile, mi rendo conto anche pesante per noi, ma bisogna sapere che l’alternativa sarebbe la sconfitta. Non esistono altre strade: o una proposta seria e unitaria o una sinistra subalterna alla destra e ai populismi di vario segno.
Le proposte in campo sono il vecchio-nuovo berluscon-lepenismo della destra e il populismo confuso del M5S. Un quadro desolante. Una sinistra plurale e innovativa può dare all’Italia un futuro positivo. Mettiamoci a lavorare da subito.