Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato all’inizio di maggio un decreto con cui ha convocato una “Assemblea Costituente del popolo”, per riformare la struttura giuridica dello Stato e “portare la pace al Paese”. Si tratta di un’Assemblea votata non solo a suffragio universale, ma anche dalle Corporazioni. La mossa è stata subito denunciata come golpista dall’opposizione. L’annuncio di Maduro, di chiara impronta anti-democratica, ha provocato legittime proteste, con perdite anche di vite umane.
Maduro è andato avanti, annullando in modo arbitrario la richiesta dell’opposizione di organizzare un referendum che chiedeva la sua revoca. La consultazione popolare era stata sostenuta dal necessario numero di firme dei cittadini. Le elezioni presidenziali sono previste alla fine del 2018 mentre le regionali sono state rinviate senza che sia stata fissata alcuna nuova data.
Negli scontri di piazza, che si protraggono dalla primavera, sono morti semplici cittadini ed esponenti politici. Solo nel fine settimane delle elezioni per l’Assemblea Costituente, secondo la denuncia dell’opposizione, ci sono stati 16 morti: la procura ha parlato di 10 persone uccise nel solo giorno di domenica, tra queste due minori e un candidato all’Assemblea. Secondo le opposizioni ha votato appena il 12% degli aventi diritto, per la commissione elettorale, invece, il 41,5%. Tranne Bolivia, El Salvador e Nicaragua, nessun paese ha riconosciuto la legittimità del voto. Nel suo primo discorso pubblico, dopo le elezioni, il presidente venezuelano ha annunciato che l’Assemblea Costituente servirà per prendere misure contro il Parlamento, la Procuratrice Generale, i dirigenti dell’opposizione, la stampa indipendente. Nella giornata di martedì primo agosto, infine, Maduro ha disposto l’arresto dei due leader delle opposizioni.
Siamo di fronte ad un attacco brutale alla democrazia e allo stato di diritto. Quella di Maduro è ormai una dittatura violenta, un regime che sta impoverendo i cittadini per assecondare progetti di potere personale. L’Unione Europea ha il dovere di esercitare ogni possibile azione diplomatica per fermare lo spargimento di sangue in Venezuela e la deriva dittatoriale.
I soprusi dell’ex vice presidente di Chavez stanno incontrando la resistenza e la voglia di libertà dei cittadini. Democrazia, partecipazione e garanzia dei diritti umani sono inseparabili: chi vuole imporre scelte politiche senza il consenso poggia le sue decisioni su basi di sabbia; chi si autonomina rappresentante del popolo senza farvi corrispondere un reale spazio di partecipazione politica e istituzionale, viene abbandonato dai cittadini e, colpendo a morte la democrazia, impone dittature che, prima o poi, saranno travolte. Non deve essere più consentito a nessuno di nascondere dietro proclami progressisti la negazione della democrazia e della libertà. È una falsità, oggi, che mai più deve fare breccia nella storia.
I progressisti, se guardano all’America Latina, si riconoscono nella lezione morale e politica di Allende, non certo in Maduro.

PS: a tutti gli amici che leggono e partecipano alle discussioni su questo blog e sulle pagine social, auguri sinceri per questa estate. Buone vacanze. Ci ritroviamo nei primi giorni di settembre.