Di Marzio Fatucchi

«Io sono convinto, come Romano Prodi, che il centrosinistra possa esistere ancora. La vittoria dei nostri candidati al ballottaggio è fondamentale anche per questo motivo. Ora è il momento di costruire. Tutti i candidati sindaci arrichiscano i loro programmi, in modo giusto e compatibile, con quelli delle liste che pur avversarie fanno ancora parte del campo del centrosinistra. E facciamo giunte, nell’autonomia dei sindaci, con personaggi autorevoli, che guardino al pluralismo”. Vannino Chiti ha volantinato per tutta la mattina assieme al candidato sindaco Samuele Bertinelli (Pd), al ballottaggio contro Alessandro Tomasi di Fdi, sostenuto dal centrodestra».

I suoi consigli, senatore Chiti, non valgono solo per Bertinelli. Però partiamo dalla sua città: che clima ha respirato volantinando? «Che non è ancora scattato il significato politico di questo voto. Abbiamo da una parte il centrosinistra, con programmi ed obiettivi, dall’altra una coalizione a trazione estremista, di una destra reazionaria, alleata con Le Pen in Europa».

Se succede anche a Pistoia, medaglia d’argento della Resistenza, significa che avete sbagliato qualcosa, no?  «Non riguarda ormai solo Pistoia: succede a Lucca, dove CasaPound ha avuto l’8% ed ha festeggiato, mi dicono, in modo fascista il successo elettorale. Abbiamo sbagliato? Sì. Intento per le divisioni del centrosinistra. A Pistoia abbiamo avuto tre liste contrapposte che erano nell’ambito del centrosinistra: Bartoli (ex Pd), Barontini (Sinistra) e Lombardi (movimenti). Se si guarda ai valori ispiratori, il centrosinistra dovrebbe essere unito. Invece il centrodestra si è sempre presentato unito anche se non lo è. Sul rapporto con l’Unione Europea FDI, Lega e Forza Italia sono fortemente differenziate, così come su accoglienza e solidarietà: ma mettono le differenze sotto il tappeto. Il centrosinistra ha più valori condivisi ma si divide per questioni personali».

È un pò dura parlare solo di «questioni personali» il giorno della manifestazione della Cgil a Roma contro la reintroduzione dei voucher, con tanta sinistra in piazza e il Pd a difendere la scelta del governo. Prospettive diverse ci sono eccome. «Non vedo nei programmi a livello locale questioni programmatiche non compatibili. Certo, le differenze ci sono. Ma le convergenze ci possono essere, tanto Bertinelli, nei colloqui avuti con gli altri candidati del centrosinistra, ha parlato di punti di programma da condividere. Poi, so che a livello nazionale ci sono state scissioni e valutazioni diverse. Ma qual è la risposta che si dà? Ognuno ha ragione per conto suo e si chiude in un angolo? Oppure l’obiettivo è costruire un centrosinistra nuovo, con alcune priorità programmatiche che vincano la sfida con la destra? Le contraddizioni della destra italiana sono peggiori. Casini e Alfano parlano come la destra democratica europea, alternativa al centrosinistra e alla destra lepenista di tipo fascista. Forza Italia è ambigua, non ha scelto la proposta moderata di Stefano Parisi, e si presenta subalterna a FDI e Lega con le loro posizioni incompatibili nel Partito popolare europeo».

E poi c’è il M5s… «Il populismo del M5s, su temi rilevanti come lo Ius Soli, vede una convergenza preoccupante con la Lega. Rispetto a questa sfida bisogna dire che il Pd da solo non è il centrosinistra e che senza il Pd non c’è centrosinistra. Poi dobbiamo costruire un centrosinistra rinnovato nei programmi, discutendo di 4 questioni: rinnovamento della democrazia in Italia e costruzione degli Stati uniti d’Europa, sviluppo ecologicamente sostenibile e diritto ad un lavoro degno, riforma del welfare e politiche su accoglienza e immigrazione. Faccio un appello a Renzi: il Pd ha bisogno di una convenzione programmatica nazionale, dopo una vera discussione nei circoli in cui si possano fare proposte alternative, che si concluda ad ottobre con una convenzione nazionale. Per arrivare ad un confronto con Pisapia, Mdp, movimenti civici del centrosinistra. Parliamo senza pregiudiziali di Buona Scuola e Jobs act, salviamo il buono, cambiamo le criticità. La sola discussione sulle persone – che siano sindaci o segretari nazionali – non può sostituire quella sui programmi. Vale a Pistoia e in tutte le città ai ballottaggi: la scelta non è tra chi è più simpatico o meno, ma su valori, programmi e alleanze. E chi non sceglie tra questa destra e il centrosinistra, è fuori dal centrosinistra».

Resta il tema del ballottaggio: ha paura del 25 giugno? «I valori dell’antifascismo sono permanenti. Se la immagina Pistoia città del premio La Pira per la pace e Capitale della Cultura, guidata da uno schieramento di 12 consiglieri su 16 di maggioranza della destra reazionaria?».