Oggi ricordiamo, 25 anni dopo, la strage che uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Ricordiamoli sempre: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani.
La mafia che il giudice combatteva con caparbietà, dedizione al lavoro e intuito è diversa da quella di oggi. Adesso la nostra società è infestata da organizzazioni diluite nel mondo imprenditoriale, nella finanza internazionale. Ma rimangono l’illegalità, la crudeltà, i soprusi, l’arroganza, le intimidazioni. La mafia avvelena la vita di tutti noi, uccide la speranza dei giovani che hanno il diritto di costruirsi un futuro secondo il proprio impegno e le proprie inclinazioni.
Dalle istituzioni deve venire il massimo sforzo contro le organizzazioni criminali e un costante esempio positivo per i cittadini.