La larga vittoria di Emmanuel Macron contro la leader di una destra reazionaria, xenofoba e anti europeista è un passaggio importante per tutta l’Unione Europea. Ha vinto una proposta chiara, il progetto per un’Europa democratica, forte, più giusta e unita. Nessun inseguimento ai temi dei populisti, nessuna ambiguità. Macron non sostiene che il futuro di tutti noi debba essere questa Europa: propone profondi cambiamenti per rafforzarne la legittimazione democratica, farne una protagonista nell’azione per lo sviluppo, l’occupazione, i diritti sociali fondamentali.
È importante che una proposta progressista abbia vinto contro la paura, la sfiducia, la divisione del popolo proposti da Le Pen. Anche la sinistra di Melenchon, per quanto al primo turno abbia saputo portare al voto tanti cittadini delusi, aveva sull’Europa posizioni ambigue e di sostanziale rifiuto. Un’impostazione errata, su un tema centrale: non è più possibile un riformismo di sinistra all’interno dei soli Stati nazionali. Bisogna riflettere sulla crisi della sinistra. Il Partito Socialista esce a pezzi da queste elezioni. Proprio mentre il ceto medio indietreggia, la fascia di povertà e disuguaglianze si allarga, la sinistra arranca.
Non sono d’accordo con chi vede nella vittoria di Macron la prova di un superamento delle differenze tra destra e sinistra. È vero che in questa fase storica è nato un nuovo discrimine politico per ridefinire gli schieramenti in campo: da una parte il populismo reazionario, le illusioni sovraniste, gli anti europeisti di destra e di sinistra; dall’altra chi pone al centro del nostro futuro il progetto di integrazione europea. In questa scelta destra e sinistra democratiche possono trovarsi sullo stesso fronte. Ma rimane chiara più che mai la differenza su libertà, uguaglianza, sviluppo, giustizia, sociale, ambiente.
In Francia sembra delinearsi la nascita di un centrosinistra che esclude dal governo una sinistra più radicale e identitaria. È questa la strada da seguire anche in Italia e per l’Europa? Io penso di no. In ogni caso alleanze del Pd con forze di sinistra che mettono in discussione l’Europa unita non sarebbero proponibili. In Italia la contraddizione riguarda Forza Italia e la Lega. Noi dobbiamo lavorare per costruire un nuovo centrosinistra che tenga insieme l’impegno per una vera democrazia sovranazionale, la realizzazione di uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile, il contrasto alle disuguaglianze crescenti, la centralità del lavoro, dei suoi diritti, la dignità di ogni persona.