Conclusa la fase delle primarie, è necessario pensare alla proposta politica con cui ci presenteremo alle prossime elezioni. Nell’immediato dobbiamo sostenere in modo costruttivo il governo Gentiloni, ma allo stesso tempo bisogna decidere cosa fare dopo.
Il Pd vuole realizzare una rinnovata coalizione di centrosinistra, fondata su un patto rigoroso di governo? La mia opinione è che dobbiamo farlo coinvolgendo iscritti ed elettori. Un centro sinistra unito su un’agenda progressista è la strada per rispondere ai problemi, alle speranze dei cittadini italiani, e per ricostruire un rapporto di fiducia con i giovani. Centralità del lavoro, diritti, un welfare moderno e universale, contrasto alle povertà crescenti, redistribuzione della ricchezza, dignità di ogni persona, costruzione di una democrazia sovranazionale europea. Questi dovrebbero essere i punti programmatici del centrosinistra.
Il Pd è la principale forza del centrosinistra italiano: ricercare un’intesa leale e solida con le altre forze progressiste per noi è obbligatorio. Così come sarebbe naturale scegliere con le primarie il candidato premier della coalizione. Il confronto deve essere aperto con tutti, senza pregiudiziali. Dire sì Pisapia e a Campo Progressista e no a Sel e Mpd, significa di fatto non voler fare nulla. Saremmo di fronte ad un’interpretazione della vocazione maggioritaria che diviene autosufficienza: proprio ciò che ci sta isolando politicamente e da ceti sociali fondamentali per la sinistra. Sostenere che si possa tenere insieme centrosinistra nei comuni e chiusure pregiudiziali a livello nazionale, è non solo illusorio, ma un errore da dilettanti della politica. Come dire: alleiamoci dove al Pd fa comodo. Le alleanze non nascono per spontaneismo: vanno costruite con impegno, coerenza e rispetto reciproco.
Chi non vuole alleanze a sinistra si assuma apertamente la responsabilità dell’instabilità o prima ancora quella di riproporre una coalizione con la destra. Non solo con Alfano: con Berlusconi e con Verdini. Non è quello che si aspetta la gran parte di chi continua a guardare al Pd.
Temo che seguendo questa strada pagheremmo un prezzo salato e a rimetterci non sarebbe solo il Pd, ma il nostro Paese. La destra, non quella democratica, ma quella reazionaria, non si ferma per incantesimo alle Alpi.