Sono stato due giorni a Parigi, su invito del Senato francese, per un confronto sulle priorità dello sviluppo e sulla riforma della politica agricola comune. Naturalmente, nei contatti diretti, si è parlato anche delle elezioni presidenziali francesi, il cui primo turno si svolgerà il 23 aprile. Ero arrivato in Francia convinto che fosse scontato il ballottaggio tra Marine Le Pen e Emmanuel Macron. È ancora l’ipotesi più probabile, ma si profila all’orizzonte uno scenario che risulterebbe disastroso per il futuro dell’Unione Europea: al ballottaggio con la Le Pen, Jean-Luc Mèlenchon, leader di una sinistra demagogica, estremista, di fatto anti-europea.
Il voto in Francia peserà come un macigno sull’Unione: con le celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma è iniziata una riscossa europeista. Si è compreso che non si può dare per scontato ciò che l’Unione ha rappresentato: decenni di pace dopo secoli di conflitti sanguinosi e due guerre mondiali; libertà, democrazia, diritti umani; crescita e diffusione del benessere, anche se siamo da quasi nove anni dentro una crisi economica, non nata in Europa ma affrontata da noi con politiche, volute dalla destra, sbagliate e negative, che non l’hanno efficacemente contrastata.
Si sono anche messi in campo – con il documento approvato a Roma – strumenti e obiettivi per un rilancio: cooperazione rafforzata, a partire dalla politica estera e di sicurezza, dal completamento dell’unione monetaria e bancaria, per noi al tempo stesso dalla realizzazione di una base comune di fondamentali diritti sociali e dal governo delle migrazioni.
In questi giorni sono state avanzate proposte di riforma democratica che vanno nella giusta direzione: far coincidere il ruolo di presidente della Commissione e del Consiglio europeo; mettere a disposizione di candidature sovranazionali i seggi lasciati liberi dal Regno Unito dopo la sua uscita dall’Unione; l’istituzione di un ministro europeo del Bilancio, che abbia il voto del Parlamento, per non lasciare a sé stesse moneta unica e Banca centrale.
Le sinistre, da unire anche su scala europea, uscendo dai confini del solo socialismo, devono non smarrire, come purtroppo è avvenuto in questa fase, la necessità di tenere insieme impegno per i diritti civili e democratici e per quelli economico-sociali.
La settimana scorsa ho partecipato, all’Università di Bologna, ad una tavola rotonda sull’Europa con Amato, Frattini, Gozi e Prodi. Proprio Romano Prodi, nel suo intervento conclusivo, ha lanciato una proposta che unisce visione del futuro e realismo politico: la Francia è rimasta l’unico paese europeo membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dotato di deterrenza nucleare. Il diplomatico francese che siede nel Consiglio di Sicurezza potrebbe portare avanti non solo le impostazioni di politica estera e di difesa del suo paese, ma dell’Unione Europea. La sua voce avrebbe un peso ben più grande e l’Unione troverebbe una sua presenza ai vertici Onu. Si cancellerebbero le rivalità tra Italia e Germania per un ruolo di membro permanente alle Nazioni Unite, dando anche un contributo, alla loro riforma, alla loro funzione, alla loro influenza sui destini del mondo.
Su questi obiettivi si deve insistere, facendo crescere attorno ad essi un consapevole ed esteso sostegno da parte dei cittadini. Il mondo, anche in nazioni a noi vicinissime come la Siria, conosce guerre e tensioni. Questo secolo, che sognavamo di pace e di progresso, si è aperto riabilitando la guerra come strumento delle relazioni tra i popoli. Viviamo, tra attentati, tensioni, disuguaglianze e conflitti, su di un crinale assai pericoloso. Non si tratta di rassegnarsi: costruire la pace, affermare la giustizia e l’uguaglianza sociale e superare le povertà, avviare uno sviluppo ecologico, è possibile. Dipende da noi. Sono del resto quelle che ho scritto le parole che riempiono di significato concreto la pace, che danno un fondamento alla non violenza, al dialogo tra persone e popoli. Per raggiungere questi traguardi gli Stati nazionali non bastano: talora addirittura sono parte delle difficoltà, non le soluzioni. Per avere voce autorevole e contribuire a realizzare questi obiettivi è indispensabile l’Unione Europea. L’impegno coerente, senza se e senza ma, per costruire una vera democrazia sovranazionale, gli Stati Uniti d’Europa, segnerà i confini delle stesse forze politiche progressiste nel XXI secolo. È questa la strada per far diventare realtà i sogni di pace e progresso.

 

P.s. A tutti auguri sinceri per la Pasqua!