«Renderemo l’Unione europea più forte attraverso un’unità e una solidarietà ancora maggiori. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile…Ci impegniamo a dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai cittadini». Sono parole della Dichiarazione, firmata dai 27 leader degli Stati membri dell’Unione Europea, in occasione della celebrazione del 60° anniversario dei Trattati di Roma. Dopo questo vertice si inizia a respirare un clima migliore, si coglie un barlume di speranza per un rilancio dell’integrazione europea.
Certo, ora servirà coerenza e serietà. Le prese di posizione delle ultime ore di Austria e Ungheria sui migranti, ci dicono che non è tutto scontato.
L’Ue vive una fase difficile, di incertezze, di farraginosi processi decisionali, di eccessi di burocrazia e rigorismo. La crisi economica non è alle nostre spalle e suscita sfiducia da parte dei cittadini. Abbiamo bisogno di uno scatto d’orgoglio per ricostruire un rapporto positivo tra le istituzioni e i popoli. È doveroso sottolineare come nonostante questi problemi, l’Europa unita sia una ricchezza straordinaria che ha reso migliori le nostre vite. Per la prima volta dopo secoli di guerre, distruzioni e due conflitti mondiali, da oltre 70 anni viviamo in condizioni di pace e relativo benessere. Sono cresciute disuguaglianze da combattere, ma l’Unione Europea non ha alternative. Grazie alla libera circolazione delle persone e delle merci, diverse generazioni hanno la possibilità di spostarsi senza ostacoli per lavoro, esperienze di studio, professionali, turismo; le aziende hanno tratto benefici, con esse i lavoratori. L’Euro, pur con limiti legati alla necessità di dare alla moneta unica spalle forti con una maggiore integrazione fiscale e comuni diritti sociali, ha garantito tassi di interesse bassi per i debiti degli Stati, a partire da quello italiano, e per quelli dei privati. Il prossimo decennio deve essere quello del rilancio: più integrazione nella politica estera e di sicurezza, immigrazione, tutela dell’ambiente, nuovo modello di sviluppo, welfare. Meno vincoli nella vita quotidiana dei cittadini, più opportunità e tutele sociali.