Il congresso del Pd entra nel vivo. Spero sia l’occasione per un confronto vero sulle nostre proposte per l’Italia, su come vogliamo organizzarci e sul senso della partecipazione per chi appartiene a questa comunità. Il nostro statuto a mio giudizio contiene aspetti da cambiare: lo diciamo almeno da 8 anni ma non ci si è riusciti.
Sono convinto che si debbano differenziare i ruoli di segretario e premier: non la pensavo così ma l’esperienza dimostra che questa sovrapposizione fa male al partito. Non ci serve un acritico sostegno al governo: occorre una funzione di sollecitazione. È necessario avere un laboratorio di idee, una conoscenza diretta dei problemi da risolvere, dei disagi delle persone. È cambiato lo scenario politico: non ci sarà il governo di un partito ma quello di una coalizione. Il Pd dovrà impegnarsi a costruire un nuovo centrosinistra, coeso, che proponga un’agenda progressista. Il centrosinistra è impensabile senza il Pd, architrave della coalizione. Il leader del primo partito dovrà dedicarsi a questo.
Il segretario del Pd devono eleggerlo gli iscritti, non tutti quelli che la domenica passano dai gazebo. È giusto invece che la partecipazione sia allargata a tutti i cittadini per i candidati a sindaco, presidente di Regione, premier. Sono questi in primo luogo i motivi che mi hanno indotto a sostenere Andrea Orlando.
Bisogna evitare che il dibattito congressuale sia affrontato o vissuto come un confronto-scontro tra tre persone, non coinvolgendo in profondità i militanti. Bisogna inventare nuove forme di partecipazione costante, utilizzando anche il web. Le decisioni, dopo un confronto vero, devono però essere assunte nelle sedi del Pd, a cominciare dai circoli. Il tesseramento è una cosa seria: va sostenuto e controllato con trasparenza e rigore. Non mi convincono quei circoli o quei territori nei quali gli iscritti per tre anni scompaiono, per risorgere in prossimità dei congressi.
Infine, dal congresso devono emergere due punti fermi: sostenere il governo Gentiloni nel suo impegno su Europa – la democrazia sovranazionale è la prospettiva irrinunciabile per noi progressisti -, sicurezza e accoglienza, sviluppo e lavoro, ricostruzione dopo il terremoto; farsi carico noi in Parlamento dell’iter per l’approvazione di una nuova legge elettorale. Serve una legge che unisca rappresentanza e governabilità, senza alcuna resa passiva alla deriva proporzionalistica.