La decisione di Fabiano Antoniani, noto a tutti come Dj Fabo, di porre fine alla sua esistenza merita rispetto, prudenza nei giudizi e una profonda riflessione in ognuno di noi.
Fabo ha visto trasformarsi la sua vita quando, meno di tre anni fa, i danni derivati da un grave incidente automobilistico lo hanno reso tetraplegico e cieco. Da allora viveva immobilizzato, alimentato artificialmente e attaccato ad un respiratore automatico, con grandi difficoltà a parlare ma nel pieno delle funzioni mentali. Ha meditato a lungo e ha deciso di non voler più sopportare questa condizione gravemente invalidante e, soprattutto, i dolori che la malattia gli imponeva. Non si possono liquidare tutti i casi sotto un termine omnicomprensivo: eutanasia. Troppo semplice. Nessuno ha la verità già pronta. Occorre un confronto serio.
Il testamento biologico è diverso dall’eutanasia e anch’esso importante. Un tema di civiltà di cui il Parlamento deve occuparsi, superando pregiudiziali, trovando soluzioni per fare una buona legge. Una volta che il cammino di morte è iniziato o la condizione di gravissima inabilità sia indiscutibilmente irreversibile, si tratta di riconoscere a ognuno il diritto di valutare come concludere la propria esistenza. È un principio in piena sintonia con l’articolo 32 della Costituzione, il quale prescrive che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
L’accanimento terapeutico, che costringa una persona ad andare avanti in una esistenza priva di dignità, quasi appendice di una macchina, è inaccettabile. Il testamento biologico, come proposto nel corso degli anni, assegna un ruolo importante alla persona “garante” a cui si affida chi decide di scrivere le proprie volontà nel caso di perdita della capacità di intendere e volere, e ai medici che sono gli unici a poter stabilire se esistono possibilità concrete o anche labili speranze di un miglioramento della condizione fisica del malato.
Il rispetto per la volontà consapevole e la dignità di ogni persona è fondamento di una società civile, democratica e libera.