L’Assemblea nazionale del Pd è stata un appuntamento positivo, ad eccezione di qualche intemperanza verbale a cui evidentemente non sappiamo rinunciare, come invece dovremmo.
Ne è venuto un messaggio costruttivo al partito ed al Paese: non è tempo di rese dei conti, blitz, corse isolate in avanti.
Dopo il referendum è necessario per il Pd rimettersi in cammino ritrovando la sintonia con i cittadini su lavoro, sviluppo, Sud che arranca sempre di più, giovani generazioni, scuola, migranti. C’è un nuovo governo da sostenere con serietà. Non era un’alternativa responsabile ma propaganda la richiesta delle opposizioni di una corsa immediata alle urne. Mi auguro che i cittadini sappiano riconoscere chi cerca solo un consenso effimero e non ha alcuna preoccupazione dell’interesse collettivo. In democrazia non si deve certo avere paura del voto ma neppure deve esservi una voglia spasmodica, che guarda a convenienze personali e di parte, disinteressandosi dei bisogni urgenti di chi sta peggio, di leggi elettorali che tengano insieme scelta da parte dei cittadini dei loro rappresentanti e governabilità, funzionamento delle istituzioni. In ogni caso, le elezioni si terranno al massimo fra poco più di un anno, con molta probabilità entro l’estate. L’impegno nei confronti dell’Italia deve essere quello di occuparci ogni minuto dei suoi problemi più urgenti, non quello di uno scontro astratto per fissare scadenze con l’orologio in mano.
La Costituzione del resto affida al presidente della Repubblica questa decisione.
Il governo Gentiloni e il Parlamento devono affrontare subito emergenze come quella del terremoto e la crisi di alcune banche; preparare al meglio l’anniversario dei Trattati di Roma e il G7 di Taormina. Soprattutto, bisogna approvare due leggi elettorali serie. Siamo rimasti l’unico paese in Europa con Camera e Senato che danno la fiducia ai governi: non è immaginabile andare al voto con la quasi certezza di due maggioranze diverse, forse opposte. Come ho detto, servono due leggi che assicurino rappresentanza, dando ai cittadini il potere di scegliere gli eletti, e che favoriscano la governabilità. Il Paese non sopporterebbe più di veder affidata alla esclusiva dialettica parlamentare la formazione delle maggioranze di governo. È un’illusione pericolosa quella di poter ritornare alla prima fase di vita della Repubblica. È nel nostro passato, in parte anche da riconsiderare nel suo straordinario apporto al progresso civile, economico, sociale e morale dell’Italia: ma appunto ormai è il passato, tramontato perché non più rispondente alle domande del Paese e oltretutto senza i partiti che ne furono protagonisti.
La legge Mattarella, riproposta da Renzi, sarebbe una buona soluzione: in ogni caso rappresenta per noi la base di un confronto aperto, nel quale si deve trovare un’ampia intesa anche con le opposizioni capaci di guardare all’Italia e all’Europa, non curvate su concezioni reazionarie di un ritorno, velleitario quanto aggressivo, agli Stati nazionalistici, o concentrate esclusivamente sulle aspirazioni di potere della propria fazione.
Di fronte a questi scenari e ai compiti che ci sono propri, il Pd deve andare verso il congresso coinvolgendo prima i circoli sulle priorità programmatiche; decidere quale partito – valori, organizzazione, regole – costruire in concreto, perché oggi – e fin dalla nostra nascita – siamo stati un partito più annunciato che realizzato; recuperare il senso di una comunità solidale, coesa, nella quale le diversità sono ricchezza, non occasione di scontro quotidiano. Un partito insomma chiamato a scegliere le persone, le leadership ma al tempo stesso a decidere su programmi e alleanze.
A conclusione e come paradigma guida, vorrei sottolineare ancora una volta l’impegno per una democrazia sovranazionale europea: non c’è un domani per le sinistre al di fuori di questa prospettiva, di un orizzonte che è insieme valore ideale, scelta politica, coerenza nei programmi e nell’azione.

PS: riprenderemo il nostro dialogo a gennaio, dopo la pausa per le festività. A tutti gli auguri più sinceri per il Natale e il nuovo anno. Impegniamoci per un 2017 che faccia compiere dei passi sulla strada del diritto al lavoro, della giustizia sociale, della non violenza e dei diritti umani.