Intervento uscito oggi sul Corriere Fiorentino

Caro direttore,

c’è qualcosa di stupefacente nelle scelte che con suprema leggerezza annunciano i nuovi dirigenti delle Ferrovie, riguardo al nodo di Firenze. Con un tratto di penna e spreco di risorse si cancellano scelte che proprio le Ferrovie avevano compiuto. La Regione Toscana e i Comuni, in primo luogo quello di Firenze, si sono sempre battuti perché, con il sottoattraversamento ed una stazione sotterranea specifica per l’Alta Velocità, ci fosse un miglioramento reale anche del traffico locale e la Toscana non diventasse marginale rispetto all’asse di grande comunicazione in Italia. Il “come” e il “dove” per le ubicazioni e le modalità tecniche operative, da sempre spettano alle Ferrovie. Vent’anni fa impedimmo che la Toscana venisse trattata, rispetto all’Emilia-Romagna, come una Cenerentola, senza lieto fine. In questi anni, dopo Bologna, è stata giustamente realizzata una bella e utile stazione a Reggio Emilia: a Firenze, invece, si vuole tornare indietro e a rimetterci sarà l’intera Toscana. L’accesso dalle città toscane all’Alta Velocità sarà ancora più difficoltoso. Le Ferrovie ora promettono mirabilie: triplicheranno i treni locali, aumenteranno quelli ad Alta Velocità tra Santa Maria Novella e Campo di Marte. La realtà, purtroppo, è diversa: i treni locali sono migliorati per gli acquisti nuovi fatti dalla Regione; ma orari, puntualità, sovraffollamento lasciano spesso a desiderare. Insomma, resta non facile la vita quotidiana del pendolare. I treni “Freccia” tra Firenze e Roma, in alcune fasce del giorno, hanno una decina di minuti di ritardo: provare per credere. Talora si va oltre. La causa è sempre la stessa: guasto sulla linea. Tanto generica da essere indecifrabile e da far rimpiangere la rigorosa precisione di alcuni paesi stranieri. La sicurezza è molto migliorata: non è poco, anzi viene al primo posto. Già oggi alcuni treni ad Alta Velocità fanno un percorso diretto Milano-Roma; altri Roma-Bologna-Milano. La stazione di Santa Maria Novella, per la sua struttura, fa perdere ai treni minuti preziosi, oltre a condizionare lo sviluppo di quelli locali: domani o al massimo domani l’altro, il grosso del trasporto ad Alta Velocità si sposterà su Campo di Marte. Sarà un vantaggio per Firenze? Non credo proprio. Sarà utile per la Toscana? Certamente no. Corriamo il rischio di diventare, per il traffico ferroviario, marginali come purtroppo è la Liguria. Lo utilizzeranno quanti vogliono vedere la bellezza di Firenze e delle altre città; non servirà a chi dalla Toscana o in Toscana si deve muovere per ragioni di lavoro e di studio. Né migliorerà la vita quotidiana dei pendolari. Siamo dunque non di fronte a scelte tecniche da registrare, ma a decisioni politiche fondamentali da assumere: per esse è necessario il ruolo forte della Regione Toscana e quello dei sindaci. Di Firenze, ma al tempo stesso delle altre città, non solo quelle capoluogo. Abbiamo la necessità di un’urgente modernizzazione della linea ferroviaria tirrenica: quanto costa a Grosseto, Livorno, Pisa, Viareggio e Massa una mobilità con il treno assai più lenta e arretrata rispetto a quella dell’Alta Velocità? Quanto pesa sul nostro territorio l’arcaicità di tratte di collegamento locale tra Firenze e Siena o con Prato-Pistoia-Lucca e Viareggio, ancora in gran parte ad un unico binario? Vogliamo aggiungerci un’ulteriore penalizzazione, che rende pressoché marginali i territori toscani nei collegamenti ad Alta Velocità tra Torino, Milano, Venezia, Bologna e Roma? Ci penserei bene a piegarmi alle improvvisate logiche degli attuali dirigenti di Ferrovie: io, in ogni caso, non riesco ad essere d’accordo.

Non serve all’Italia e peserà in negativo sul futuro di Firenze e della Toscana. Tanto mi basta!