Di Paolo Viana
Milano. Va bene che si parla di lontani, ma fa un po’ stra¬no sentire l’ex comunista Vannino Chiti rimpiangere che il grande liberale Cavour sia morto troppo presto -«purtroppo scomparve due mesi dopo la proclamazione del Regno che ne risentì, per come fu plasmato lo Sta¬to italiano – tuttavia Vicini e lontani (Donzelli editore) è un saggio sull’incontro tra laici e cattolici e l’autore ha un concetto troppo serio della Storia per piegarla alla politica spicciola dei giorni nostri. Sicché anche il con¬fronto con Giorgio La Malfa, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il presidente di Convivialità, San¬dro Antoniazzi, promosso ieri sera dalla Casa della Cultura di Milano, si mantiene su un registro alto. Persino quando, dal fronte della minoranza, proprio Chiti si rivolge implicitamente al segretario del Pd, nel dire che «oggi ci vorrebbe una sinistra plurale, che abbia dei valori su cui si ritrovino credenti e non credenti che devono essere alla pari». Un Chiti che, di fronte a un premier in affanno sulla scena internazionale auspica «una sinistra che ponga il tema di un diverso ruolo dello Stato nell’economia e che ponga il problema di una democrazia sovranazionale, perché porre, ad esempio, il tema del lavoro a livello na¬zionale significa renderlo ingestibile». Risponde a La Mal¬fa che ha appena rimproverato al Pd di non difendere più quel ruolo nei confronti del mercato ed è sbottato in un «non c’è più la sinistra e il balbettio di Renzi dinnanzi all’Europa io dimostra». Dialogando con Tarquinio difende il Concordato, auspica un’intesa con i musulmani mode¬rati e ai cattolici manda a dire che «il Pd resta una casa co¬mune» ma che lui non ha «dubbi sulle unioni civili, mi in¬terrogo sulle coppie omosessuali con bambini» e tuttavia «l’utero surrogato, il fatto che un figlio si possa comprare, ebbene quello no, non lo accetto, quella è altra cosa, per¬ché investe il ruolo della donna e la convivenza sociale».