Il presidente della Commissione Europea Juncker, nel suo discorso al Parlamento sullo stato dell’Unione, ha esposto alcune idee condividibili ma su un punto non la penso come lui. Si tratta di un tema decisivo per il futuro dei cittadini europei. Jucker ha dichiarato che «il Patto di Stabilità non deve diventare patto di flessibilità: deve diventare un patto applicato con flessibilità intelligente”. Il Patto in realtà si chiama di “Stabilità e Crescita”. Omettere o tenere in secondo piano la crescita è sbagliato, è frutto di una impostazione burocratica che ha trascinato l’Europa nel purgatorio in cui si trova oggi. Ormai da tre anni la tendenza è cambiata: all’austerity fine a sé stessa ha fatto seguito una maggiore apertura alla flessibilità e agli investimenti. Dobbiamo ora intraprendere con più determinazione la via della ripresa, di uno sviluppo nuovo, ambientalmente e socialmente sostenibile.
Nel resto del suo discorso, il Presidente ha detto cose condivisibili, sulle quali serve l’impegno di tutte le istituzioni, nazionali e dell’Unione.
«L’Europa non è abbastanza sociale, e dobbiamo lavorare sui diritti, rimangono disuguaglianze e ingiustizie sociali». Proprio per questo la politica economica dell’Unione deve guardare allo sviluppo.
È importante anche il rinnovato programma di investimenti proposto da Juncker. Si tratta di un potenziamento del nuovo Fondo europeo per gli investimenti, che dovrà muovere capitali per 315 miliardi entro il 2017, 500 miliardi entro il 2020, 630 miliardi nel 2022.
«L’Europa è espressione di solidarietà, ma ne serve molta di più. Chi fra i paesi è riluttante ad accogliere i migranti deve convincersi che questa è la strada giusta”. L’immigrazione è il più grande banco di prova per l’Ue: se falliamo rischiamo il dissolvimento.
Un ultimo aspetto del discorso di Juncker è decisivo affinché si realizzino tutti i buoni propositi: ha denunciato la condizione da «crisi esistenziale» dell’Ue e ha sottolineato come i cittadini siano stufi della poca coerenza dei governi, europeisti a parole, egoisti nei fatti. Per salvare l’Unione e darle un futuro positivo serve un rinnovato slancio di integrazione: la macroeconomia, la politica Estera e di Difesa, l’immigrazione devono essere materie europee, con un passo indietro degli Stati nazionali. Altrimenti quello che ci aspetta è l’agitarsi di tanti nani politici, che brancolano in un mondo in cui decidono però giganti.