È incredibile la lettura, su alcuni giornali, di commenti incapaci di comprendere la partecipazione nelle chiese, domenica scorsa durante la Messa, di delegazioni di musulmani. Per sminuire l’evento si calcola addirittura il rapporto percentuale tra 23.000 presenti e una comunità di un milione e mezzo di persone. Davvero estremismo e fondamentalismo accecano, facendo perdere di vista l’obiettivo fondamentale: l’unità contro i terroristi, condizione necessaria per sconfiggerli.
Dobbiamo essere grati a Papa Francesco, ai vescovi per il messaggio forte venuto da Cracovia, nella Giornata mondiale dei giovani: non c’è, non vogliamo, non ci prestiamo a caratterizzare come religiosa la barbarie dei crimini dei terroristi. Dobbiamo essere grati all’Imam di Rouen che ha rifiutato il funerale musulmano al terrorista assassino: non c’è paradiso ma condanna per chi uccide. Dobbiamo salutare come una scelta di enorme portata la presenza domenica nelle Chiese di delegazioni di musulmani. Non era certo una conta di potenziali convertiti: è sciocco anche solo pensarlo. Le pregiudiziali ideologiche imprigionano la ragione.
La risposta è stata chiara: le religioni, oggi, vogliono dialogare, si rispettano e intendono impegnarsi insieme per sconfiggere i nemici della civiltà. È un primo passo, ma di straordinario rilievo, perché il terrorismo non può essere sconfitto dalla sola forza militare.
I terroristi ora sono nudi di fronte ai popoli: la giustificazione dei loro crimini, della loro violenza sono la barbarie e la malvagità, non la fede.
Come in Francia, anche da noi le moschee, gli Imam, la loro formazione non devono dipendere da finanziamenti stranieri, ma essere assicurati dalle leggi che nei paesi democratici garantiscono la libertà: quella di fede, quella di pensiero, il diritto a luoghi di culto. È indispensabile intervenire per realizzare, in coerenza con l’articolo 8 della Costituzione, l’intesa con l’islam italiano: con le comunità che accettino il rispetto dei diritti e doveri sanciti nella Costituzione. Nelle moschee gli Imam devono parlare italiano. Devono poter assistere negli ospedali o nelle carceri i cittadini di fede musulmana. I finanziamenti devono essere rigorosamente italiani.
È il bene comune rappresentato da una convivenza fondata sui diritti umani, sulla responsabilità e la libertà, sulla democrazia.
PS: Il nostro dialogo si sospende un attimo per la pausa estiva. Ci risentiamo a settembre. A tutti buone vacanze, speriamo serene