In Italia, dopo tanti anni di attese e fallimenti, da oggi sono riconosciuti diritti e pari opportunità alle coppie di fatto, gay e etero. È una conquista storica, un passo avanti nel progresso della nostra civiltà che ci era richiesto dagli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione e dallo stesso comune sentire della nostra società.
Il Partito democratico e il governo ci hanno messo la faccia e un impegno straordinario per assicurare a ogni cittadino, al di là delle sue opzioni sessuali, diritti civili fondamentali. Trascurare l’importanza di questo traguardo rappresenterebbe un altro capitolo dell’autolesionismo del centrosinistra italiano, da sempre poco attento a valorizzare le sue conquiste.
Nel 2007, con un altro governo che ci vedeva protagonisti, il disegno di legge sui ‘Dico’ naufragò per il convergere di opposti estremismi.
Durante l’esame di questa legge ci sono stati diversi momenti critici: differenti sensibilità all’interno della maggioranza e del Pd hanno richiesto fasi di confronto, hanno comportato talora tensioni. Il mio giudizio è che alla fine sia stato raggiunto un punto di equilibrio ragionevole, costruito al Senato e rimasto inalterato nel passaggio alla Camera.
Il principale punto critico della legge era la cosiddetta ‘stepchild adotpion’: a mio avviso, era opportuno fin dall’inizio tenere fuori dal disegno di legge il tema delle adozioni, che va affrontato nel suo complesso in un provvedimento a parte. Hanno bisogno di essere riformate per assicurare pieni diritti e certezze ai minori e alle famiglie che vogliono accoglierli.
È indispensabile un confronto serio non solo in Parlamento ma con la società civile. Non è semplicemente una questione di numeri, che pure devono essere tenuti presente nelle assemblee elettive: riguarda gli orientamenti di fondo nella società. Due principi per me sono fermi: il diritto di un minore alla famiglia e non delle famiglie ad avere un figlio; il contrasto alla pratica dell’utero in affitto. Il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo è una grande conquista, che ha cambiato in profondo politica e società. È dunque importante non solo introdurre nella nostra legislazione norme che ostacolino una pratica vergognosa, che si regge sullo sfruttamento della donna e sul privilegio del denaro, ma anche rendere contro di essa l’Italia protagonista a livello internazionale.