Il nuovo anno si è aperto con un’altra dimostrazione del deficit politico dell’Unione Europea di fronte alla grande questione dell’immigrazione: la chiusura, seppure temporanea, delle frontiere interne tra Svezia e Danimarca, dopo i muri della Bulgaria e dell’Ungheria sono il simbolo della paralisi nella quale si trova l’Unione. Alle sfide del mondo globale si risponde non puntando sulla costruzione di una vera democrazia sovranazionale ma rifugiandosi nell’impotenza degli Stati nazione.
Come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Il fenomeno migratorio nasce da cause mondiali e durerà a lungo. Non ci si può illudere di rimuoverlo, si può e si deve governare. Può farlo con maggiore efficacia l’Unione Europea. Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre, persecuzioni e carestie, che ha diritto all’asilo, dai migranti “economici” che meritano un trattamento dignitoso ma che non possono essere tutti accolti. Tuttavia, non possiamo voltarci dall’altra parte nemmeno di fronte a loro: servono progetti internazionali di assistenza e sviluppo nelle terre da cui provengono.
Naturalmente, ancor più si deve sottolineare dopo le vergognose e inammissibili violenze organizzate a Colonia, chi viene nei nostri Paesi, da rifugiato o da immigrato, è tenuto a rispettarne regole, leggi, Costituzione.
Su questo non si deve transigere minimamente.
Anche in Italia dobbiamo affermare una volta per tutte un sistema di accoglienza solidale e di rigore. Chi viene da noi per lavorare deve avere un contratto, ricevere il supporto necessario per diventare uno di noi, imparare la lingua. Chi contribuisce a realizzare il benessere, non può essere lasciato ai margini come un cittadino di serie B. Allo stesso tempo, deve attenersi alle regole che valgono per tutti.
In Europa, prima che sia troppo tardi, è urgente che i paesi della zona euro, attraverso la cooperazione rafforzata prevista dai Trattati di Lisbona, compiano significativi passi avanti nella condivisione della sovranità. Si concordi un percorso preciso e lo si rispetti. In questo impegno il Partito socialista europeo si gioca la sua funzione storica.
Per evitare il declino del sogno europeo e del nostro ruolo nel mondo occorre rilanciare con forza e coerenza l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa.