00220068In questi giorni trova spazio nelle cronache politiche la nascita di una nuova formazione, per ora sotto forma di gruppi parlamentari, poi come partito: Sinistra italiana. Agli amici che le hanno dato vita dico che rispetto la scelta ma non la condivido: ancor più mi sembrano sbagliati i loro annunci di rifiuto pregiudiziale di confronto e convergenza con noi. Il Partito democratico è nato per dar vita ad una grande sinistra plurale, che comprenda al suo interno le diverse culture dei riformisti e dei progressisti, sia protagonista nella famiglia socialista europea, ponendo come obiettivo centrale la costruzione di una democrazia sovranazionale, si fondi sui valori della dignità della persona, della solidarietà, dell’ecologia, della non violenza.
Il Pd deve sviluppare l’esperienza dell’Ulivo, non rinnegarla. I cittadini di orientamento moderato vanno conquistati con la credibilità di un’innovazione di sinistra, non cedendo a confuse operazioni centriste. La democrazia vive come alternanza tra forze diverse, non con i “partiti della nazione”.
Il Pd é carente di un’idea di organizzazione moderna: va avanti sui resti di quella che fu, con l’aggiunta di soluzioni significative come le primarie, ma che rischiano di logorarsi. Siamo l’unico partito nel mondo che elegge non solo il Segretario, ma anche l’Assemblea nazionale e la Direzione facendo votare chiunque si presenti ai gazebo una domenica mattina. Così non funziona: viene meno una corretta dialettica interna tra maggioranza e minoranza, spariscono sedi reali di decisione. Si impoverisce l’iniziativa politica, coincidendo con la sola azione di governo.
Le primarie aperte sono valide per designare i candidati alle cariche istituzionali. Per quelle interne al partito gli iscritti devono avere un ruolo preminente, coerentemente con una visione in cui il partito è strutturato sul territorio, in grado di raccogliere le istanze dei cittadini, conoscere, affrontare e risolvere i problemi. È necessario coinvolgere costantemente gli iscritti e gli elettori, non relegarli in elenchi freddi da usare per la successiva consultazione. Le grandi scelte devono passare per una partecipazione della base, come ha fatto l’Spd prima di aderire alla grande coalizione con il partito della Merkel.
È questa la strada su cui muovere, se vogliamo davvero essere un grande partito di sinistra, moderno, aperto, plurale.