00220068La riforma della Costituzione è stata approvata al Senato con 179 voti. Decisiva l’unità ritrovata nel Pd. Dopo mesi di mancate risposte all’appello ad un dialogo, si è svolto un confronto che ha portato ad un compromesso positivo. È una mediazione. Non avrei scritto così il testo e avrei preferito apportare altre innovazioni. Il risultato finale è tuttavia un compromesso degno della Carta fondamentale.
Era indispensabile superare il bicameralismo paritario mantenendo il ruolo dei cittadini nella scelta dei senatori. Così sarà: solo la Camera darà la fiducia al governo e avrà l’ultima parola sulla gran parte delle leggi; i senatori saranno scelti dai cittadini. I Consigli regionali si limiteranno ad una ratifica. Una legge elettorale di riferimento, a cui dovranno adeguarsi poi quelle regionali, verrà approvata in questa legislatura: stabilirà le modalità con cui i cittadini sceglieranno i futuri consiglieri-senatori.
Al Senato sono state restituite competenze e funzioni che erano state sottratte nel passaggio alla Camera: eleggerà in modo autonomo due giudici della Corte Costituzionale, avrà poteri di controllo sulle nomine e sulle politiche pubbliche, un ruolo importante nelle politiche europee e nei confronti del sistema delle autonomie.
Infine, con la nuova procedura di elezione del Capo dello Stato, si cancella il rischio che una sola parte politica, godendo del premio di maggioranza assegnato dall’Italicum, se lo elegga da sola dopo un certo numero di votazioni.
Dovremo intervenire sull’immunità: va cambiata. È indispensabile che copra solo l’attività di parlamentare e che la decisione del Parlamento sia appellabile alla Consulta.
Resta il rammarico per il mancato allargamento del consenso parlamentare ben oltre i confini della maggioranza: la responsabilità più grande è delle opposizioni, appiattite su atteggiamenti ostruzionistici inqualificabili, con milioni di emendamenti e la guerra del cavillo. Ora diventa prioritaria la messa a punto della legge elettorale nazionale per il nuovo Senato: attorno ad essa si deve aprire il confronto più ampio, superando rigidità che hanno condizionato talora Pd e maggioranza di governo.
Non si deve attendere il “dopo” referendum per la sua elaborazione: la presentazione di una proposta legge elettorale coerente deve avvenire prima possibile.