00220068I dati emersi dal recente Rapporto Svimez sul Sud Italia sono drammatici ed è opportuno che vi si rifletta in modo serio per mettere in campo politiche pubbliche efficaci.
Il Mezzogiorno si avvia verso un sottosviluppo permanente e corre il rischio di una desertificazione industriale: dal 2000 al 2013 ha avuto una crescita economica pari a poco più della metà della Grecia.
Il numero degli occupati, ancora in calo nel 2014, è di 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977.
Nel 2014, nell’Ue il tasso medio di occupazione femminile tra i 35 e i 64 anni era del 64%. Nel Mezzogiorno era fermo al 35,6%.
Esiste una questione meridionale ma non è un tema separato dalle sorti di tutto il Paese. C’è un’Italia a due velocità. Le contraddizioni e i ritardi dell’Italia si manifestano con più evidenza nelle regioni del Sud.
È necessario e urgente un progetto di sviluppo sostenibile, fondato sull’innovazione. La stagione dei finanziamenti a pioggia e dei sussidi è alle nostre spalle: non sarebbe nemmeno proponibile, perché le risorse non ci sono più. Abbiamo bisogno di una visione chiara dei settori che saranno trainanti per l’Italia, e puntare su di essi. Sono indispensabili misure per creare occupazione stabile.
C’è poi un altro tema importante: i fondi europei per lo sviluppo. Si è a lungo sprecata, questa unica forma di investimento pubblico disponibile negli anni della crisi economica e del risanamento finanziario. Adesso si sta provando a invertire la rotta e i primi risultati sono arrivati. Bisogna insistere con determinazione. Servono pochi progetti operativi, in grado di realizzare sviluppo e occupazione. Tanti piccoli progetti localistici – spesso di natura clientelare – disperdono le risorse e vanificano i benefici.
POSSIAMO FARCELA: dipende da noi.

Ps: Il blog si ferma in occasione della pausa estiva dei lavori parlamentari. Ci ritroviamo ai primi di settembre. Agli amici del blog vanno i miei auguri di buon riposo e sopratutto di serenità.