Dalla Grecia è arrivata una buona notizia: ha vinto le elezioni una sinistra che vuole l’Europa unita ma, come noi, si impegna per renderla diversa, più giusta, solidale, vicina ai cittadini. Una sinistra che vuole l’Euro ma si batte per uno sviluppo nuovo e sostenibile, per il diritto al lavoro.
La nuova stagione politica in Grecia potrà dare un contributo ad accelerare quel cambio di direzione già avviato all’interno dell’Unione Europea, anche grazie all’impegno degli ultimi due governi italiani: quello di Letta e l’ attuale di Renzi. In questo senso, per il nostro paese Tsipras può essere un alleato, non un problema in più.
Purtroppo, dopo la alla vittoria elettorale, la buona notizia è stata parzialmente offuscata dalla scelta di stringere un’alleanza con il partito indipendentista di destra Anel. La maggioranza assoluta in Parlamento è una necessità: l’alleanza con una forza che ha posizioni intolleranti sull’immigrazione e conservatrici su temi civili, no. Ad unire è la contrarietà alle politiche di austerity imposte dai partiti di centrodestra in Europa, che hanno impoverito milioni di cittadini, proprio a partire dai greci. È giusto l’impegno perché l’Europa torni ad essere la patria dell’economia sociale di mercato. Per risollevare le sorti non solo del popolo greco ma dei cittadini europei, bisogna mettere al centro politiche di sinistra per la giustizia sociale, il diritto al lavoro, la redistribuzione della ricchezza, il sostegno ai più poveri, l’assicurazione di livelli minimi di dignità di vita a tutti. Questi obiettivi in Grecia, potevano essere perseguiti attraverso un’alleanza con il partito To Potami di centrosinistra. Tsipras ha scelto di privilegiare una linea contraria all’austerità su cui To Potami ha assunto posizioni più timide: è da augurarsi, per le sorti dell’Unione Europea, che l’estremismo di destra non mortifichi le potenzialità di una svolta a sinistra in Grecia.
Ps. Nei prossimi giorni il Parlamento italiano sarà chiamato al compito di eleggere il nuovo Capo dello Stato. Il ricordo e la delusione per il fallimento del 2013, quando Prodi fu pugnalato alle spalle da 101 – o forse più – parlamentari del Pd, è ancora vivo e deve essere un monito affinché trasparenza e lealtà siano per tutti il riferimento. Un bis sciagurato del 2013 darebbe un colpo micidiale al Parlamento: davvero non ne abbiamo bisogno.