Nelle ultime ore due attentati hanno fatto una strage di giovani: in Pakistan un gruppo di Talebani, ha colpito una scuola pubblica provocando 141 morti. Almeno 130 erano studenti tra i 6 e i 16 anni. Nello Yemen, dilaniato da una guerra civile tra Sciiti e Sunniti, sono esplose due autobombe: una di queste su uno scuolabus. Sono rimaste uccise 15 bambine. Siamo di fronte ad atrocità così gravi che non si trovano parole adeguate ad esprimerle. La violenza è sempre sbagliata e disumana; procurare morti e distruzioni per ragioni religiose è una follia che umilia ogni messaggio di fede; torturare o addirittura uccidere dei bambini è un atto così vile e crudele da segnare il punto più basso di barbarie e regresso della civiltà. Si tratta di creature innocenti, che hanno in sé la speranza di futuro per il mondo.
Il pianeta è attraversato da tanti focolai di guerra e intolleranza. Un ruolo decisivo per superarli e realizzare le condizioni di una pace duratura spetta ad ognuno di noi: non solo ai leader politici ed ovviamente alle organizzazioni internazionali ma ai popoli ed alle persone, nella loro responsabilità. Le Nazioni Unite devono superare un assetto nato nel secondo dopoguerra e riformarsi per essere in grado di affrontare le sfide del terzo millennio: in primo luogo lo sviluppo sostenibile e la pacifica cooperazione tra i diversi popoli. L’Unione europea deve diventare una democrazia sovranazionale, fondata sulla libertà e sui diritti umani.
Le singole persone devono ricostruire un sistema comune di valori, nei quali riconoscersi: dignità di ogni essere vivente, uguaglianza, giustizia sociale, rispetto della natura e del Pianeta.
Un ruolo importante spetta alle religioni. Lo ha mostrato in queste ore il disgelo storico tra Usa e Cuba, attraverso l’azione svolta dai Papi: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI ed ora Francesco. Alle religioni è necessario il dialogo, l’impegno comune attorno ai bisogni dell’umanità, la valorizzazione del pluralismo, senza pretese di esclusività. Ogni religione deve porsi in reciproco ascolto con le altre, e con le culture, bandire forme di intolleranza, isolare attivamente l’uso della violenza che pretenda di giustificarsi in suo nome. Il dialogo interreligioso non è prezioso solo per i credenti: nel XXI secolo è indispensabile all’umanità per avviare in concreto la costruzione di quel modello di sviluppo che vogliamo sia orientato dall’uguaglianza, dalla giustizia sociale, dall’ecologia, da una pace stabile, anzi irreversibile.