Di: M. Ias.
Non finisce qui. Quando la riforma costituzionale tornerà al Senato, il tema delle competenze della nuova Camera delle autonomie sulle questioni etiche sarà riproposto. Allo stesso tempo, nonostante l’ampia maggioranza raggiunta ieri nella commissione Affari costituzionali di Montecitorio, non sono pochi deputati ad avere un discreto mal di pancia. A mettere a fuoco il disagio è il democratico ed ex popolare Beppe Fioroni.«C’è un peccato originale – spiega -, c’era un problema politico legato al fatto che al Senato l’emendamento sui temi etici passò a scrutinio segreto. Se il voto di ieri alla Camera ha la funzione di ristabilire la correttezza e il rispetto degli accordi politici iniziali, allora la scelta può avere una sua logica. Ma ora, fatto questo passo, bisogna entrare nel merito». E nel merito, prosegue Fioroni, «i temi che interpellano la coscienza di ciascun cittadino – la signorìa sulla vita e sulla morte, l’eutanasia, l’eugenetica – meritano una riflessione e un approfondimento in più, e non in meno. La doppia lettura è una garanzia anche perché il nuovo Senato rappresenterà le regioni e le autonomie locali, le quali su questi capitoli hanno competenze specifiche e contigue». Insomma, un’analisi più approfondita non è «una perdita di tempo».
Chi ha già pronto l’emendamento che ribalta il parere della Camera è il senatore Vannino Chiti. La sua criticità alla riforma costituzionale, è noto, riguarda l’architettura generale del nuovo bicameralismo, intreccia l’italicum e tocca anche punti politici nevralgici come la composizione e la modalità d’elezione del nuovo Senato. Sul punto specifico, Chiti avverte: «sono deluso e preoccupato, anche se me lo aspettavo. La seconda camera dovrebbe avere un ruolo di garanzia. Se leggi eticamente sensibili, se temi come i diritti delle minoranze e della libertà religiosa sono affidati solo alla maggioranza che vince le elezioni, allora apriamo le porte a nuovi conflitti». Conflitti tra istituzioni (negli ultimi mesi Stato centrale, regioni e comuni hanno avuto un ampio contenzioso su questi temi) ma anche più ampi, perché chi non fosse d’accordo con la maggioranza della camera avrebbe a disposizione «solo il referendum o la piazza». Il senso delle parole di Chiti è chiaro: domani potrebbe svegliarsi qualcuno che dice «Concordato sì o Concordato no» e andare avanti a colpi di maggioranza. Senza la doppia lettura, ad esempio, un emendamento come quello sul divorzio breve di recente approvato al Senato e che trasforma «L’Italia in Las Vegas» diventerebbe legge ancora con più facilità.