La legge delega per la riforma del mercato del lavoro è stata approvata definitivamente dal Senato. Anche i senatori Pd che avevano espresso, su aspetti chiave, posizioni diverse, con senso di responsabilità, hanno votato sì. È stata posta dal governo la questione di fiducia e quindi il voto non esprime soltanto un giudizio sul provvedimento. Principalmente ci si esprime sulla tenuta dell’esecutivo: non votando la fiducia si sceglierebbe di far cadere un governo a maggioranza Pd, guidato dal segretario del partito. Una crisi di governo sarebbe un salto nel buio.
Il provvedimento è migliorato rispetto al testo votato al Senato in prima lettura. Per i licenziamenti disciplinari e illegittimi è stata reintrodotta la possibilità del reintegro: sarà il giudice a stabilirlo. I decreti attuativi definiranno i casi specifici.
I controlli a distanza riguarderanno i macchinari e non i lavoratori: non è una banalità. Riguarda la dignità di chi lavora.
Restano però ombre consistenti: Dietro i licenziamenti per motivi economici, senza possibilità di reintegro, vi è il rischio che alcuni imprenditori mascherino tutte le interruzioni di contratto.
Resta vaga l’indicazione sul disboscamento della giungla di contratti precari. Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto dal Jobs act, non porterà, neppure dopo tre anni, ad una uguaglianza di diritti nel mondo del lavoro e potrebbe addirittura essere uno dei tanti. Potrà essere quello prevalente e non dar vita a un’ulteriore precarizzazione, se si avranno 3,4 tipologie, cancellando tutte le altre oggi esistenti.
Per un sistema di ammortizzatori sociali veramente universale servono coperture finanziarie certe. Al momento non è così. La riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive per il lavoro avrebbe dovuto anticipare quella dei contratti, non seguirla con il rischio di finire in un binario morto.
Mai come questa volta la differenza la faranno i dettagli: il governo dovrà varare i decreti attuativi tenendo conto delle indicazioni emerse nel dibattito parlamentare. Il Parlamento farà un controllo rigoroso. Sarà bene riprendere anche un dialogo serio con i sindacati. Un rapporto costruttivo è indispensabile per avere un mercato del lavoro che tenga insieme diritti e opportunità di occupazione.