(ANSA) L’Italicum puo’ andar bene purché siano eliminati i capilista bloccati e siano introdotte le preferenze, e purché si preveda esplicitamente che esso “entri in vigore dopo l’approvazione della riforma del Senato, o comunque dopo una certa data nella quale si presume che le riforme costituzionali siano state approvate”. Lo ha detto Vannino Chiti intervenendo durante la discussione generale sulla legge elettorale in Commissione Affari costituzionali del Senato.
Il dibattito di questi giorni – ha detto Chiti ai cronisti riferendo il proprio intervento – sta dimostrando la correttezza dell’impostazione che avevo sostenuto, e cioè la necessità di portare a compimento prima le riforme costituzionali e poi di mettere mano alla riforma elettorale. Allora fui accusato di cercare pretesti, mentre oggi ci troviamo a dover trovare una via d’uscita alle contraddizioni in cui ci troviamo”. La proposta di Chiti è di “introdurre nella riforma elettorale una norma di garanzia che leghi la sua entrata in vigore o alla conclusione dell’iter di approvazione delle riforme costituzionali, o a un termine, a una data entro la quale si puo’ presumere che le riforme siano state approvate”. Parlando poi dei contenuti dell’Italicum, Chiti ha sottolineato la necessità di modifiche che blocchino “lo scollamento tra cittadini e politica, emerso con l’astensionismo alle elezioni regionali”. Quindi bene l’innalzamento dal 37% al 40% della soglia per ottenere il premio di maggioranza, così come l’abbassamento dello sbarramento al 3%. Quello che però è “inaccettabile” è che il 60% dei deputati siano “nominati”, cosa che accadrebbe se si accettassero i capolista bloccati. Due le controproposte di Chiti: o un ritorno al Mattarellum e ai collegi uninominali; oppure i collegi plurinominali dell’Italicum ma con preferenze, meglio ancora se con due preferenze di genere.