Lavoro, solidarietà e grandi valori umani sono stati i pilastri del discorso di Papa Francesco al Parlamento europeo: si potrebbe definire il manifesto per un’Europa diversa. Un nuovo messaggio, forte e significativo, rivolto ai cittadini e alla politica.
Nelle parole del Papa non sono nascosti i problemi che l’Unione Europea deve superare, ma insieme è indicata la prospettiva a cui guardare, la via per riaccendere la speranza: «è andata crescendo la sfiducia nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Da più parti si ricava un’impressione generale di stanchezza e d’invecchiamento…I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici».
È la fotografia della crisi di identità dell’Unione Europea, sotto il peso di egoismi nazionali, del groviglio di regole slegate da obiettivi di solidarietà; impoverita dall’avidità della grande finanza ai danni del diritto al lavoro, di standard minimi di benessere per tutti i cittadini, del superamento di povertà diffuse e di solitudini inquietanti. «L’Europa non deve ruotare intorno all’economia, ma alla sacralità della persona umana», ha ammonito Francesco, aggiungendo che «è tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro».
Centralità della dignità della persona; diritto al lavoro, valorizzazione della sua dignità: solo così la stessa democrazia non appassirà ma avrà nel nostro continente il futuro in un compiuto ordinamento sovranazionale, gli Stati Uniti d’Europa. A fondamento della nuova Europa dovranno essere uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile, il diritto al lavoro, il pluralismo religioso e culturale, il rispetto dei diritti umani. L’Unione europea contribuirà con ancora maggiore generosità e impegno a diffondere democrazia e pace nel mondo, a rimuovere ingiustizie e disuguaglianze, ad essere aperta e ospitale, non rifiutando il diritto all’asilo a quanti fuggono da guerre o disastri ambientali, spesso proprio qui, nel Mediterraneo, il nostro mare, perché – per usare ancora le parole del Santo Padre – «non si può tollerare che diventi un grande cimitero. Ci sono uomini e donne che necessitano di un aiuto».Non saper dare questo aiuto renderebbe piccola e meschina la “patria europea”.