Il ddl per il superamento del bicameralismo paritario è all’esame della commissione Affari Costituzionali della Camera. Sono ancora convinto che quel testo contenga aspetti negativi, di cui ci pentiremo presto, se venisse approvato in via definitiva senza modifiche.
Nel 2014 è sbagliato chiedere ai cittadini non una partecipazione responsabile, ma deleghe. L’elezione di secondo grado dei senatori non rafforza la democrazia. Si valuti con attenzione l’esperienza recente delle Provincie: nel silenzio generale è andato in scena lo spettacolo di listoni, che univano in modo indifferenziato destra e sinistra. Cosa ci fa pensare che questo aumenti la fiducia nelle forze politiche? Si ha in mente cosa avverrà con la nomina dei senatori nei consigli regionali? Se in ogni caso si vuole tenere ferma la scelta del Senato non elettivo, si assuma in modo coerente il modello francese, senza “se e ma”. Non mi ci ritrovo molto, ma certo renderebbe migliore la riforma.
Non si vuole neppure questa soluzione?
Altre modifiche potrebbero rendere più presentabile il progetto. La composizione del nuovo Senato – che non darà più la fiducia ai governi – sia definita in modo automatico, senza trattative tra e all’interno di maggioranze e opposizioni, assumendo a riferimento il criterio proporzionale e dunque il consenso avuto alle elezioni regionali, al netto del premio di maggioranza. Sia introdotto – come nel Bundestrat – il voto unitario per le delegazioni regionali: i gruppi politici si giustificano solo se legittimati dai cittadini. Del resto si dice che il Senato sarà la Camera delle Autonomie. Come avviene in Germania – dove pure il Bundestag è eletto con legge proporzionale e sbarramento al 5%, non attribuendo a chi vince il 55% dei seggi – si stabilisca che la Camera, per cambiare impostazioni votate dal Senato, debba farlo con una stessa percentuale di voti, non semplicemente con il 50,1%. Altrimenti, sulle materie non bicamerali, il Senato sarà un “parerificio”, senza poteri. Infine, occorre diminuire anche il numero dei deputati e cambiare il sistema delle immunità, attribuendo alla Corte Costituzionale il compito di una definitiva decisione e vincolandone la validità per i senatori alle funzioni di esercizio dell’attività parlamentare, non a quella di sindaci o consiglieri regionali. Come si vede, se c’è una volontà di confronto e ascolto, si possono trovare soluzioni: la riforma così come è non va. Non rendersene conto, non sarebbe fermezza, ma perseverare nell’errore.