Con una veloce e semplice operazione di borsa, Sergio Marchionne, Amministratore delegato di Fiat Crhysler e presidente della Ferrari, ha realizzato un guadagno di 90 milioni di euro in un solo giorno.
Secondo quanto certificato dalla Borsa di Amsterdam e reso noto da un giornale italiano, Marchionne ha esercitato delle stock option subito dopo l’annuncio della quotazione della Ferrari ed il balzo del 13% del titolo sul listino. A fine giornata, dopo averne venduto una parte per saldare i prezzi d’acquisto e far cassa, si è trovato in tasca un tesoretto da 90 milioni.
Nel 2013, lo stesso Marchionne ha percepito uno stipendio di 5,7 milioni di euro, circa 15 mila euro al giorno.
È necessario dire con chiarezza che si tratta di cifre inaccettabili: purtroppo non sono un caso isolato. È l’assurda forbice che premia i “plenipotenziari” della finanza. In questo caso colpisce anche di più perché Marchionne è l’uomo simbolo di un capitalismo moderno, che mette in atto operazioni dolorose di ristrutturazione aziendale e impone bassi stipendi e ritmi di lavoro più pesanti agli operai. Al tempo stesso moltiplica a dismisura la sua ricchezza con giochi finanziari. Tutto ciò è frutto del dominio del pensiero unico neoliberista imperante da 20 anni. È compito di una politica di sinistra in Europa impedire che queste cose avvengano.
In un’economia sociale di mercato l’uguaglianza e la giustizia sono al primo posto. Una crisi economica senza precedenti nel secondo dopoguerra, sta falcidiando la classe media, estendendo la fascia di popolazione che non ce la fa ad andare avanti con dignità A nessuno può essere consentito di realizzare facili ed enormi guadagni con operazioni finanziarie. Il prevalere della finanza sull’economia e sulla politica è all’origine dei guai che stiamo vivendo.
Negli anni cinquanta, la differenza retributiva fra un alto dirigente d’azienda e i dipendenti era di 20 a 1. Negli anni ottanta è passata a un rapporto di 42 a 1. Nel 2000, 120 a 1. Adesso è oltre 204 punti.
Non si può andare avanti così: sono necessari una redistribuzione della ricchezza e uno sviluppo nuovo, ambientalmente e socialmente sostenibile. Il benessere deve fondarsi sul lavoro e sull’innovazione.