L’appuntamento con le tragedie provocate dal maltempo e dall’incuria dell’uomo è ormai la certezza di ogni autunno. Quest’anno è arrivato prima del solito, anche a causa del cambiamento climatico sempre più evidente. L’Italia sta diventando un paese tropicale: è un processo che si consolida con il passare del tempo. Le temperature medie sono più alte: in questi giorni di metà ottobre al sud si toccano persino punte di 31 gradi. Quando piove, ovunque, le precipitazioni sono spesso di una violenza sconosciuta fino a pochi anni fa: in poche ore cade una quantità d’acqua che in situazioni normali si concentra nell’arco di più giorni. Se aggiungiamo che circa il 50% del nostro territorio soffre di una particolare fragilità – naturale ma anche aggravata dall’uomo – si completa un quadro con tinte fosche.
I fatti di Genova sono noti: 4 torrenti che attraversano la città sono esondati travolgendo persone, cose e immobili. Un uomo ha perso la vita. A Trieste l’alluvione e una frana hanno provocato la morte di una donna. Altre due donne sono morte nella Maremma Toscana, travolte dall’acqua mentre si trovavano in auto. Infine, a Parma l’esondazione di un fiume ha allagato l’area sud della città.
Anche sulle polemiche per la mancata realizzazione dei lavori a Genova e in Toscana si è detto molto. A mio avviso sono due i punti importanti da cui ripartire.

Serve all’Italia un piano pluriennale di risanamento del territorio che tenga conto del mutare del clima e dei cambiamenti nelle precipitazioni, da realizzare in stretta collaborazione tra Stato e Regioni, con stanziamenti certi pluriennali e tempi definiti per i lavori. È utile che il governo abbia dato vita a un’unità di missione a Palazzo Chigi. Adesso bisogna darle i mezzi.
Prendendo esempio da altri paesi europei, dobbiamo prevedere la diffusione delle assicurazioni per i cittadini, le aziende, i negozi a tutela di danni provocati dal maltempo. Anche migliorando gli interventi di prevenzione e alzando l’asticella della sicurezza, non si possono in assoluto cancellare i rischi. Le risorse devono aumentare ma sono comunque limitate: è giusto organizzare una garanzia assicurativa, anche con agevolazioni fiscali. Ma prima, da subito, dobbiamo rimuovere le cause evidenti che ogni anno provocano queste tragedie e trasformano i corsi d’acqua in una furia inarrestabile.