Cari Colleghi,

per prima cosa ringrazio la Commissione affari europei dell’Assemblée Nationale e la sua presidente, Danielle Auroi, per avere organizzato questo importante incontro su due temi di capitale importanza per il rafforzamento in Europa dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. La procura europea e il trattamento dei dati personali rappresentano una frontiera dell’integrazione europea nel settore della giustizia che dà la misura degli sforzi in atto a tutti i livelli, su cui dobbiamo perseverare con tenacia per garantire ai nostri cittadini un futuro migliore.
I fenomeni criminali, particolarmente quelli in forma organizzata, rappresentano una minaccia costante per le nostre democrazie e di fronte ad essi l’Unione Europea non può restare indifferente.
Occorre rafforzare gli strumenti comuni della cooperazione e del contrasto a tali fenomeni, a partire dall’aggressione legale ai patrimoni illeciti, attraverso moderne forme di confisca.
E occorre procedere rapidamente all’istituzione di una Procura Europea.
Sono consapevole che sulla proposta di regolamento iniziale della Commissione ci sono state delle differenze di vedute tra alcuni governi in seno al Consiglio europeo e prima ancora delle prese di posizione contrarie di parlamenti nazionali che hanno condotto all’adozione del cartellino giallo – il secondo dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona – in ragione dell’asserita lesione del principio di sussidiarietà e della rivendicazione della propria sovranità nell’esercizio dell’azione penale e nella perseguibilità di determinati reati.
È certamente vero che i sistemi penali e processuali dei Paesi membri sono diversi tra loro, ma ritengo sbagliato e dannoso per tutti rinunciare ad innalzare sostanzialmente il livello europeo dell’azione di contrasto ai delitti contro gli interessi finanziari dell’Unione grazie all’adozione della proposta, assicurando così risultati che nessuno Stato da solo potrà mai realizzare.
Questa conclusione fa chiarezza proprio sulla corretta interpretazione del principio di sussidiarietà, che richiede un intervento dell’Unione solo laddove sia necessario per l’impossibilità dei singoli Stati di raggiungere l’obiettivo indicato. È questo il caso in questione.
Il parere del Senato italiano sulla proposta di regolamento sulla Procura europea – che si è articolato in una presa di posizione della Commissione affari europei – che presiedo – e in un atto della Commissione giustizia, del quale è stato relatore il collega D’Ascola – qui presente – ha ravvisato alcuni profili di criticità della proposta originaria, debitamente evidenziati, ma non ha riscontrato violazioni del principio di sussidiarietà.
Per questo non sono rimasto sorpreso quando la Commissione europea, investita del riesame dell’atto dopo l’attivazione del cartellino giallo quale conseguenza dei pareri motivati di 14 Parlamenti nazionali  sul mancato rispetto del principio di sussidiarietà, ha deciso di mantenere la proposta.
La Commissione aveva tre alternative, secondo il trattato di Lisbona: il ritiro, il mantenimento e la modifica. E, nel decidere il mantenimento, è vero che la Commissione europea, aveva davanti i pareri contrari di 14 Camere, ma aveva anche davanti pareri positivi di altre Camere, tra cui quello del Senato italiano e quello dell’Assemblea Nazionale francese. La Commissione ha anche assicurato che avrebbe dato il giusto rilievo ai pareri motivati dei nostri parlamenti nel corso dell’iter legislativo.
Per queste considerazioni, ritengo che la decisione sia stata corretta e – lo ribadisco – coerente con lo spirito con cui intendiamo la partecipazione dei parlamenti nazionali al procedimento legislativo dell’Unione attraverso il controllo di sussidiarietà.
Una partecipazione che deve garantire una migliore qualità della normativa europea, non un blocco al processo di integrazione. Il controllo di sussidiarietà è – sì – una prerogativa dei parlamenti nazionali: deve essere utilizzato non in termini conflittuali, ma positivi e propositivi, in linea con il processo del cosiddetto “dialogo politico”, che auspichiamo la nuova Commissione Juncker proseguirà con lo stesso impegno e con gli stessi risultati dei due precedenti esecutivi Barroso.
Auspichiamo quindi il proseguimento dell’iter legislativo durante la presidenza italiana.
Mi pare peraltro che, pur nella valutazione positiva relativamente al principio di sussidiarietà, le perplessità che avevamo evidenziato nel parere del Senato su aspetti di merito del regolamento non siano state ancora del tutto fugate.
Mi riferisco in particolare ai passi avanti compiuti sulla direttiva relativa ai reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione (frodi doganali, frodi IVA, utilizzo distorto dei fondi strutturali e dei fondi della PAC), approvata dal Parlamento europeo il 16 aprile e ora in attesa di approvazione definitiva.
La definizione precisa delle condotte illegali è preliminare rispetto all’azione della Procura e vale a delimitarne l’ambito di azione, così anche rassicurando quei Parlamenti e quegli Stati che hanno espresso timori per un possibile utilizzo ampio dei poteri della Procura su fatti che non ricadono in fattispecie definite. Auspichiamo quindi una rapida approvazione della direttiva.
Un altro aspetto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali. Nel parere del Senato avevamo evidenziato la necessità di garantire il contraddittorio nella formazione della prova e il rispetto dei principi del giusto processo. Nei lavori del Consiglio, si è sviluppato un dibattito sull’ammissibilità delle prove raccolte dal Procuratore europeo, disciplinate dall’art. 30 della proposta. Riteniamo che vada svolto un ulteriore approfondimento sui margini di azione delle Corti nazionali, per evitare che – trovandosi ad ammettere come prove nel processo materiali raccolti dal Procuratore europeo senza una disposizione interna – scattino legittimamente i principi garantistici delle Costituzioni nazionali, vanificando così l’efficacia dell’azione della Procura. Meglio farlo ora questo approfondimento e superare elementi contraddittori o addirittura non compatibili.
Un altro aspetto riguarda la struttura dell’Ufficio di Procura. Nel parere del Senato avevamo evidenziato come l’esercizio dei poteri in forma decentrata attraverso i procuratori nazionali fosse un giusto equilibrio tra elementi di centralità, che valgano ad assicurare visione unitaria e globale delle indagini, e elementi di decentralizzazione, nel rispetto delle specificità ordinamentali.
Nei Consigli giustizia e affari interni di marzo e giugno 2014, si è fissato il principio dell’organizzazione collegiale della Procura, sulla base di un collegio di procuratori provenienti dagli Stati membri.
Auspichiamo che questo passaggio valga a consentire un consenso di un maggior numero di Stati sulla proposta e quindi a neutralizzare le criticità che su questo punto (preferenza per una struttura collegiale della Procura, anziché su un modello decentrato, come proposto dalla Commissione europea) erano state formulate in alcuni pareri motivati.
Un ultima notazione. La Commissione affari europei del Senato italiano, in sede di indirizzo del Parlamento al Governo, ha impegnato quest’ultimo ad adoperarsi per il raggiungimento di un accordo e, nel caso in cui non si riesca a raggiungere l’unanimità richiesta dall’articolo 86 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea ai fini dell’approvazione della proposta, anche a valutare l’opportunità di procedere alla cooperazione rafforzata prevista dallo stesso articolo.
Vedremo come si svilupperà il negoziato nelle prossime settimane. Nel prossimo Consiglio giustizia e affari interni del 9 e 10 ottobre è previsto un dibattito orientativo sulla proposta e capiremo i concreti margini per approvare la proposta.
Un buon viatico per l’approvazione del testo è sicuramente l’incontro di oggi e ringrazio ancora la presidenza della Commissione affari europei, dandole appuntamento a Roma per la COSAC di dicembre.
Grazie per la Vostra attenzione.