Cari colleghi,
per conto della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica, ho il piacere di darvi il benvenuto alla Conferenza dei presidenti COSAC, il primo appuntamento della dimensione parlamentare della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, che si svolge nella prestigiosa Aula del Senato della Repubblica.
Innanzitutto, voglio manifestare il mio compiacimento per l’elezione avvenuta martedì di Jean Claude Juncker a Presidente della Commissione europea.
Si tratta di un risultato importante perché nelle ultime elezioni europee per la prima volta le forze politiche hanno avanzato ai cittadini l’indicazione di candidature per la Presidenza della Commissione e in democrazia chi prevale nelle elezioni deve poter assumere la massima responsabilità. Per questo, al di là delle nostre convinzioni politiche, dobbiamo saper vedere in questo  processo un avvicinamento delle istituzioni europee ai cittadini.
Questa scelta ha permesso un dibattito su temi e candidati così come avviene per le elezioni nelle nostre nazioni: è la via da seguire per rendere l’Europa più vicina ai cittadini, più trasparente, più democratica.
Sulle qualità del Presidente Juncker non abbiamo alcun dubbio e gli formuliamo, a nome dell’intera COSAC, i migliori auguri di buon lavoro.
In riferimento ai futuri temi dell’agenda europea, è priorità – mi auguro ampiamente condivisa – la necessità di combinare la coerenza degli impegni assunti dagli Stati membri nell’ambito delle procedure di coordinamento delle politiche economiche, con l’obiettivo diventato ormai urgentissimo del rilancio di uno sviluppo in grado di dare occupazione.
Nei paesi dell’Unione ci sono attorno a 25 milioni di disoccupati: in gran parte giovani e ragazze.
In questa sede, mi preme sottolineare come il messaggio avuto dai cittadini europei con le elezioni del maggio scorso sia stato di cambiamento. I cittadini ci hanno chiesto una maggiore attenzione ai  profili della crescita e dell’occupazione. Dobbiamo cercare di garantirli: il permanere di una crisi economica – che ormai ha una durata temporale superiore alla seconda guerra mondiale – finirebbe per travolgere le stesse regole di bilancio.
Nel Consiglio europeo di giugno si è cercato di dare una risposta a queste esigenze. Si è preso atto delle importanti operazioni di consolidamento fiscale, ma si è anche deciso di realizzare una sintesi costruttiva che metta al riparo le economie degli Stati membri da un ulteriore, non sopportabile fase di recessione.
Dobbiamo avere consapevolezza che se ciò avvenisse, ad essere scosse sarebbero le fondamenta dell’Unione. Non possiamo permetterlo.
Nel Consiglio europeo si è chiaramente evidenziato come occorra bilanciare la disciplina fiscale con la necessità di riforme a sostegno della crescita. Valorizzare la parte preventiva del patto di stabilità e crescita è un passaggio importante, irrinunciabile che la nuova Commissione dovrà compiere.
Nella prospettiva della crescita, si inscrive anche il tema della revisione della Strategia Europa 2020, che andrà approfondito nei prossimi mesi, per aumentare l’efficacia e la validità futura della Strategia: si è già avuta una prima valutazione positiva nel Consiglio ECOFIN dell’8 luglio.
Il rischio che corriamo, operando altrimenti, è quello di avere “un’Europa anemica. Non soltanto perché c’è bassa crescita ed elevata disoccupazione, ma anche perché è assai modesto il dinamismo economico e sociale”  .
Un altro punto importante che voglio evidenziare riguarda le prospettive dell’Unione, il suo ruolo politico in riferimento al Mediterraneo, all’Est europeo e le questioni legate ai flussi migratori. Non dobbiamo indulgere in sterili polemiche sulle responsabilità, ma dobbiamo affrontarli insieme, con politiche europee.
L’emergenza dei migranti è prima di tutto una questione umanitaria, al quale nessuno Stato membro si può sottrarre. Nella stragrande maggioranza si tratta di persone che fuggono da aree di guerra ed hanno diritto all’asilo.
È una questione politica comune, in base alle stesse previsioni del trattato di Lisbona. Come ricordato dal Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, è fondamentale una politica efficace nel campo delle migrazioni, dell’asilo e della gestione delle frontiere, basata sul principio di solidarietà e di equa ripartizione degli oneri.
In conclusione, voglio richiamare un grande obiettivo politico, sul quale vi sono convinzioni differenti, ma che in Italia è largamente condiviso: la costruzione di una grande e vera democrazia sovranazionale europea, con passi da compiere, gradualmente certo, per realizzare gli Stati Uniti d’Europa.
Il metodo intergovernativo; le decisioni importanti prese sostanzialmente nelle riunioni dei capi di governo; la Commissione pletorica e ridotta ad una sorta di comitato tecnico-operativo, mortificano il ruolo e le potenzialità dell’Unione. Si è in presenza di una concertazione tra governi, con una scarsa influenza e ruolo dei Parlamenti.
È stato così nella politica estera: dalla Libia alla Siria, dalla Tunisia all’Egitto, ieri in Ucraina, oggi in Medio Oriente, sullo scontro che riprende tra Israele e Palestinesi, l’Unione è stata assente o impotente, dal momento che nel XXI secolo la somma delle iniziative di 28 Stati non fa una politica.
Vediamo quanto sarebbe necessaria un’iniziativa forte e unitaria a livello europeo di fronte alle ostilità tra Israele e palestinesi, in particolare Hamas. Anche da questa assemblea giunga un forte invito a cessare le ostilità e riprendere negoziati che portino alla convivenza pacifica tra i due popoli.
Rivolgo sinceri auguri di un positivo impegno nello scenario internazionale al nuovo Alto Rappresentante per la politica estera.
Un ultimo punto che voglio porre riguarda l’importanza crescente a livello europeo delle forme di cooperazione interparlamentare come la COSAC.
L’ordinamento dell’Unione europea orienta le legislazioni e i poteri dei parlamenti dell’Unione, sulla base dei trattati europei e delle stesse Costituzioni nazionali.
Da qui il riferimento ad una caratterizzazione euro-nazionale del sistema parlamentare europeo, che attraverso il sistema e il metodo delle conferenze interparlamentari ha portato all’accelerazione del processo di europeizzazione degli stessi nostri parlamenti.
Il controllo e la legittimazione democratica degli assetti europei – quelli esistenti e quelli in via di definizione – richiedono una partecipazione politica forte sia del Parlamento europeo che dei Parlamenti nazionali. La strada disegnata dal Trattato di Lisbona è quella della dimensione parlamentare europea.
Auspichiamo che la Presidenza italiana della COSAC possa dare un contributo ulteriore al rafforzamento della cooperazione interparlamentare e al ruolo dei parlamenti nazionali; insieme ad aprire una riflessione sul ruolo e il contributo che spettano alla COSAC, nella fase nuova che si è aperta e nel percorso di consolidamento – da intraprendere con più determinazione – per irrobustire la democrazia sovranazionale europea.
Su cosa dobbiamo maggiormente concentrarci? Quale funzione è più utile rispetto ai compiti dei nostri Parlamenti ed alla cooperazione con le istituzioni europee?
Forse, nella plenaria di dicembre, potremmo provare a mettere a fuoco, insieme alle domande, alcune prime riflessioni e risposte condivise.

Grazie per la vostra attenzione

Buon lavoro