Con una sorprendente coincidenza di tempi, il 7 ottobre sono intervenute due novità importanti in tema di diritti civili.
«Il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile, ma anche le unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà ed amore, presentano elementi di santificazione e di verità». È il pensiero che viene dal Sinodo straordinario dei Vescovi dedicato alla famiglia. Tra i porporati è presente «la necessità di adeguare il linguaggio della Chiesa, affinché la sua dottrina sulla famiglia, sulla vita, sulla sessualità, sia compresa nel modo giusto».
Questa impostazione – va detto per inciso – è coerente con i valori della nostra Costituzione. Nello stesso giorno, compiendo una scelta di priorità a dir poco discutibile, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha inviato, con grande enfasi, una circolare ai prefetti che prescrive di cancellare in tutti i Comuni d’Italia le trascrizioni delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all’estero: «le registrazioni sono di competenza dello Stato». La motivazione è legata non solo ad attribuzioni di competenze tra Stato centrale e comuni ma a ragioni ideologiche sbandierate in modo maldestro.
Non voglio mettere in rapporto situazioni e istituzioni assai differenti, ma viene da notare che mentre la Chiesa di Francesco è coinvolta in un impegno di aggiornamento, buona parte della destra italiana continua a rimanere prigioniera di visioni ideologiche anguste, non sostenute neppure più da tutta la destra democratica europea. I diritti delle coppie che convivono stabilmente, a prescindere dal loro sesso, devono essere garantiti: lo hanno richiesto da tempo anche la Corte Costituzionale, la Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di Cassazione. Non procedere da parte del Parlamento sul piano legislativo non solo allontanerebbe l’Italia dagli altri paesi europei, ma aprirebbe la strada a norme eterogenee, perché operate non da responsabili politici, bensì – nella loro latitanza – dalla magistratura.
I sindaci hanno reagito in modo indignato alla scelta del ministro dell’Interno: la loro risposta è comprensibile, ma i registri comunali non sono la soluzione. Serve una normativa nazionale all’altezza dei tempi ed è responsabilità del Pd operare per questo obiettivo. I diritti civili erano presenti nei programmi di tutti i candidati alle primarie per la segreteria del Pd: mi auguro che quanto prima sia approvata una legge equilibrata e moderna.