La situazione dell’occupazione in Italia è drammatica: serve una riforma del mercato del lavoro per creare un sistema omogeneo sul piano delle tutele e funzionale per le imprese. Al tempo stesso è importante rilanciare gli investimenti, ridurre le tasse per lavoratori e aziende, rilanciare la domanda.
La revisione delle regole del lavoro deve servire a generalizzare le tutele per tutti i lavoratori, senza le distinzioni esistenti oggi tra le innumerevoli categorie di contratto. Occorre disboscare la giungla di tipologie contrattuali che impongono la precarietà e rendono farraginoso il mercato, dare prevalenza e convenienza economica al contratto stabile a tempo indeterminato, creare un sistema efficiente di formazione e incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questo è l’impianto che il nostro partito ha sempre sostenuto, anche nelle ultime primarie per la segreteria. È un forte momento di unità, una delle distinzioni fondamentali tra sinistra e destra. Spetta a noi del Pd promuovere un ampio confronto ed esercitare una leadership nella coalizione. Non possiamo essere subalterni – tanto più dopo la fiducia raccolta in buona misura per merito di Renzi alle europee – a logiche superate dalla storia, alle quali, anche in Italia, si richiamano forze della destra democratica, con noi nella maggioranza. L’Italia ha bisogno di innovazione, non di maggiore flessibilità. Perseverare sulla strada della riduzione dei diritti dei lavoratori per inseguire la competitività, contrapporre padri e figli, anziché guardare al crescere delle disuguaglianze e alla scandalosa evasione fiscale, è una strada non solo sbagliata, ma che si è già dimostrata fallimentare. Archiviamo il pensiero unico neoliberista che ha egemonizzato fino ad ora anche le politiche dell’Unione Europea. Siamo un partito di sinistra e dobbiamo imprimere una svolta in senso progressista. L’articolo 18 è stato modificato nel 2012. È una norma che protegge i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa.
Nel modello tedesco di garanzie sul lavoro non esiste l’unica via del risarcimento per licenziamenti senza giusta causa, ma anche quella del reintegro. La protezione riguarda le aziende con più di 10 addetti, non oltre 15, come da noi. Il comitato d’impresa valuta se i licenziamenti abbiano un fondamento e vi è la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Vogliamo ragionare sul serio?