”Pur restando doverosamente in Aula, non ho partecipato al voto finale sul Ddl costituzionale. Mantengo diverse valutazioni su punti di merito e non mi sono ritrovato sul metodo voluto dalla maggioranza e assunto spesso dalla Presidenza per la gestione dell’Aula. Contingentamento dei tempi del dibattito e ‘canguro’ non devono rappresentare un precedente per le leggi costituzionali. E’ quanto formalmente chiedo al Presidente del Senato Grasso”.
Lo afferma il senatore del Pd Vannino Chiti.
”Nel merito – aggiunge Chiti – resto convinto che il bicameralismo paritario si potesse superare senza privare i cittadini del diritto di scegliere con il loro voto i senatori, in concomitanza con le elezioni dei Consigli Regionali. Avremo sindaci e consiglieri regionali nominati senatori con decisioni di secondo livello, che daranno vita a gruppi partitici, dal momento che sono stati respinti emendamenti che avrebbero imposto il voto unitario alle delegazioni regionali.
Resta grande come una casa la questione dell’immunita’, bisognosa di cambiamenti in rapporto al consolidarsi della democrazia, ai nuovi orientamenti dell’opinione pubblica – comunque da recuperare, non da ignorare – e che invece viene estesa anche ad ambiti di amministrazione regionale e locale. E’ un errore non avere definito temi come la liberta’ religiosa o i diritti delle minoranze ancora di competenza bicamerale. E’ irrisolto il problema dell’elezione del Presidente della Repubblica, che incide fortemente sul complessivo sistema delle garanzie. Dopo l’ottavo scrutinio, al quinto giorno, la maggioranza che vince le elezioni puo’ eleggere da sola il Capo dello Stato. E’ assurdo che gli eletti nel collegio estero spariscano dal Senato e siano presenti nella Camera che, sola, dara’ la fiducia ai governi.
Sul metodo voglio dire con franchezza che la grande assente e’ stata la politica: altro che spirito costituente. Il Senato si e’ trasformato in un votificio interrotto nel suo incedere solo da assurde gazzarre. Le responsabilita’ sono diverse: parte delle opposizioni ha mostrato incapacita’ a un confronto costruttivo mettendo in campo un ostruzionismo sguaiato e senza progetto. La maggioranza ha affrontato queste chiusure affidandosi esclusivamente a strumenti procedurali.
La mia non partecipazione al voto vuole anche essere una sollecitazione alla Camera dei Deputati, perche’ si impegni a modificare le contraddizioni presenti nel testo; ai gruppi parlamentari e ai partiti, perche’ riflettano ancora sulla coerenza di questa riforma; infine ai cittadini perche’ siano partecipi e non spettatori: la Costituzione e’ loro, non e’ dei governi o dei parlamentari”.