Signor Presidente, sono d’accordo con i colleghi che questo sia senz’altro un tema delicato. Vi sono anche rischi di spinte populistiche, alle quali non si deve cedere e che non si devono carezzare; ma non si devono carezzare mai, non a giorni alterni, un giorno sì e due giorni no, altrimenti di coerenza non ce ne sarebbe.
Non sono d’accordo con molte cose che ha detto oggi il senatore Casini: non si tratta di sapere che l’opinione pubblica non si raggiunge mai; si tratta di comprendere quali siano le sollecitazioni giuste e a queste rispondere per cercare di ricostruire rapporti di fiducia.
Certamente c’è un problema che ci riguarda: come è stata organizzata e concretamente praticata l’immunità. Non andava bene quando si diceva sempre no e non va bene nemmeno ora, che per debolezza si dice sempre sì. Ci si dovrà, quindi, porre qualche problema se si vuole ricostruire il rapporto di fiducia?
Io vi dico, onorevoli colleghi – e lo dice uno che evidenzia aspetti che ritiene di non condividere in questa riforma – che si possa dare un messaggio che colpisce questa riforma. Credo, infatti, che se si dà il messaggio – che qui sta emergendo – che si può toccare tutto della Costituzione e dell’organizzazione delle istituzioni rappresentative della Repubblica, ma non si può toccare l’immunità, altrimenti questo sgretola tutto, ciò non giovi, ma sia, anzi, un messaggio pericoloso.
È cambiata la società e certamente oggi vi sono meno rischi nello svolgere l’attività e il ruolo di parlamentare di quanti ve ne fossero un tempo. Nello stesso momento – anche questo dobbiamo tenerlo presente – gli altri Parlamenti, compreso quello europeo, hanno condizioni che garantiscono a chi è eletto situazioni di immunità.
Il problema che, secondo me, ci si pone è che abbiamo deciso di riformare il Parlamento facendo sì che alcuni – i deputati – saranno (poi si vedrà la legge elettorale) eletti direttamente dai cittadini, mentre nel Senato vi saranno, come senatori, sindaci e consiglieri regionali che, però, è stato detto che, come primo compito, come prima funzione, dovranno fare i sindaci e i consiglieri regionali; tant’è che – ed è un segno – l’indennità per la loro funzione elettiva sarà data loro in quanto sindaci e consiglieri regionali.
Questa è la questione, che non soltanto differenzia 21 sindaci dagli altri e 74 consiglieri regionali dagli altri, ma che darà a questi 21 sindaci, anche quando svolgeranno l’incarico di sindaco, un’immunità come fossero parlamentari e a questi 74 consiglieri regionali, anche quando svolgeranno l’incarico di amministratori, un’immunità come fossero parlamentari. È la questione che poneva il senatore Palma ed è «la questione»; difficile, certo, ma è la questione.
Pensavo e penso ancora – avevo presentato con altri un emendamento in questo senso – che vi possa essere una riforma che preveda che sull’immunità decidano, certo, le Camere di appartenenza, ma che, ad un certo punto, la magistratura possa far ricorso, come ultima istanza, alla Corte costituzionale. Ora ho sentito dire dal senatore Casini che questo (la possibilità di ricorrere come sede decisionale finale, dopo il pronunciamento della Camera, alla Corte costituzionale) sarebbe un abdicare al ruolo delle Camere. Non ricordo esattamente se proprio anche il collega Casini, ma comunque molti, quando si è svolto un dibattito – che non voglio riaprire – sulla decadenza del senatore Berlusconi, avevano teorizzato che proprio alla Corte costituzionale si dovesse fare ricorso in ultima istanza.
Non è che ieri, se fosse stato possibile, si ricorreva e non c’era perdita di autonomia e oggi invece prevedere che se una Camera dice di no la magistratura possa fare ricorso in ultima sede decisionale alla Corte comporta lo svilimento della funzione della Camera. Non è così! Se non si fa questo, se non si fa almeno questo, guardate che si determina un corto circuito con l’opinione pubblica. Lo dico io che ho molti dubbi su questa riforma.
Ci sarà un referendum confermativo. Questo non sarà solo un modello elettorale, sarà un grande tema. Lo dico oggi perché domani non si dica che non si sapeva.
Certo, si può scegliere anche la strada che faccia tutto la Camera. Noi lasciamo le questioni in sospeso, il Senato lascia tutte le questioni in sospeso e la Camera ci ritorna sopra. E lo speriamo perché se ci torna sopra noi su quelle questioni ci possiamo pronunciare.
È questo il nostro ruolo? Ci limitiamo a sperare che la Camera cambi qualcosa, dato che noi in seconda lettura non potremo? Su questo francamente ci rifletterei.
Penso che di fronte a noi ci siano due strade, non ne vedo altre ed è difficile scegliere l’una o l’altra. Questo sì. C’è la strada che consente di lasciare l’immunità per i deputati eletti dai cittadini (solo il comma 1 dell’articolo 68, cioè l’insindacabilità nell’esercizio della funzione parlamentare per i nuovi senatori), oppure – se si vuole fare – unificare su questo piano sia deputati che senatori.
Penso che per chi è eletto direttamente dai cittadini sia giusto lasciare una forma di immunità e prevedere, casomai, che ci possa essere il ricorso, nel caso di decisione diversa, alla Corte costituzionale. Lo penso sinceramente, tanto che la proposta era contenuta in uno dei due emendamenti. Ma non penso si possa affermare che i senatori, i consiglieri regionali e i sindaci possano avere lo stesso tipo di immunità.
Certo, c’è l’obiezione – la sento anche io, in parte – che così si differenziano i deputati e i senatori. Sì, è vero si differenzierebbero i deputati dai senatori. Ma cosa si è fatto sino ad ora? Di cosa si è discusso?
Non stiamo differenziando la Camera dal Senato per ruoli? E non stiamo differenziando deputati eletti dai cittadini e sindaci e consiglieri regionali eletti in seconda istanza? E non stiamo introducendo queste differenze scritte in Costituzione? E, allora, domani noi diremo ai cittadini: abbiamo differenziato i deputati e i senatori, abbiamo differenziato Camera e Senato, oltre il superamento del bicameralismo paritario, l’unica cosa su cui non differenziamo è l’immunità.
Ma crediamo davvero che questo sia il modo per sconfiggere il populismo, che è un rischio? Che sia questa la trincea di fondo su cui ricostruire un rapporto di fiducia?
Io, sinceramente, non lo credo. Non lo credo e invito tutti a riflettere.
In ogni caso ho questa convinzione e nel voto mi comporterò di conseguenza.