CHITI (PD). Signora Presidente, prima di tutto voglio fare una considerazione generale sul nostro dibattito. Davvero non sono felice, anzi sono molto preoccupato di quello che sta avvenendo, perché ci può prendere la voglia, con il passare dei giorni, lavorando dalle 9 alle 24, di levarci rapidamente gli articoli, ma qui si sta discutendo di aspetti rilevanti della Costituzione e del suo aggiornamento. Dunque non ritengo sia un fatto positivo, comunque la si pensi, che ci siano delle forze o dei Gruppi parlamentari assenti e altri che sono presenti, ma che non partecipano. Voglio dunque rivolgere ai Gruppi parlamentari di SEL e della Lega Nord l’invito di rientrare. Non è una concessione alle maggioranze costituzionali o agli altri, ma quello di esserci è un dovere, in quanto parlamentari. Quindi li invito fortemente a rientrare e a svolgere il loro ruolo, ma invito anche la Presidenza – il Presidente Grasso – ad attivarsi, per quanto può, per garantire questa situazione, perché credo che altrimenti non sarà un bel risultato. (Applausi dai Gruppi PD, FI-PdL XVII e NCD).

Voglio fare una seconda considerazione in merito all’emendamento 2.1360, che abbiamo presentato. Voglio dire al senatore Pagliari – così, forse, ci capiamo una volta per tutte – che qui non si discute di democrazia o di antidemocrazia. Se pensassi che la riforma che è in campo sia antidemocratica, non avrei avanzato una proposta di mediazione per cercare di discutere a fondo alcuni temi. Ho elementi di differente valutazione e penso sinceramente che essa complichi il funzionamento delle istituzioni della Repubblica, ma questa è altra cosa e quindi discutiamo nel merito. La proposta che avanziamo – io e gli altri colleghi che hanno firmato l’emendamento – non è soltanto nostra, ma è stata presentata in Commissione dal Nuovo Centrodestra e dalla Lega Nord. Poi ci saranno state altre valutazioni, che hanno indotto a conclusioni diverse.

Eleggere i senatori in concomitanza con l’elezione dei Consigli regionali non vuol dire che il Senato di domani potrebbe rivendicare la fiducia, che la Costituzione del resto nega, perché il Senato non sarà eletto tutto insieme, come sarà eletta la Camera dei deputati. Il Senato sarebbe eletto via via che si vota per i Consigli regionali e non decadrebbe tutto insieme, perché è evidente che i senatori cesserebbero quando cessano i rispettivi Consigli regionali. Quindi non può essere questa l’obiezione: siamo seri. Questa è una delle possibili soluzioni.

Per concludere, voglio dire al collega Maran – con una stima e un’amicizia che vengono da lontano, pur a volte nella diversità – che se qui ci fosse una proposta di Bundesrat io la voterei. Ma che sia il Bundesrat, perché o c’è una soluzione che prevede i Governi regionali, e allora avremmo un Senato che è rappresentanza dei Governi (tant’è che, se il senatore Tonini non avesse ritirato la sua proposta, avrei firmato la sua), oppure, se questa non è la soluzione prevista, la soluzione possibile e lineare è quella che ci sia un’elezione dei senatori da parte dei cittadini, in concomitanza con quella dei Consigli regionali.

Ho già detto, intervenendo la volta precedente, che voglio vedere come sarà la soluzione Regione per Regione, là dove si dovranno fare trattative, perché non c’è automaticità tra i voti che si sono presi al proporzionale e la composizione dei Consigli regionali. Saranno trattative, non automaticità.

Colleghi, non discuto qui se i consiglieri regionali o i sindaci siano meno legittimati di me, non è questo il discorso: voglio sapere invece se nel Senato di domani ci saranno i Gruppi politici o meno. Se vi saranno Gruppi politici, li dovranno sancire i cittadini; se non ve ne saranno, ma vi saranno rappresentanze istituzionali e territoriali, allora è un’altra cosa e ci posso stare. Invece qui ci saranno Gruppi politici, e mi rivolgo al senatore Quagliariello: i gruppi politici ci saranno, perché nei Consigli regionali si deciderà quanti ne avranno il PD e chi è in coalizione con esso, e quanti ne avrà l’opposizione; gli stessi sindaci sono portati dentro ad una logica non più di rappresentanza dei Comuni, ma degli schieramenti politici.

Per concludere, mi auguro davvero di sbagliare, visto che i colleghi del mio Partito e del mio Gruppo la pensano in modo profondamente diverso. Mi auguro di sbagliare, ma sarei un bugiardo intellettualmente di fronte a voi se dicessi che invece non sono convinto di aver ragione. Credo che i cittadini italiani – e questo tema peserà sul referendum che faremo – avranno di fronte due scenari: o il Senato rimarrà, allora vorrò decidere io chi vi entrerà con il mio voto, o il Senato non ci sarà. Oggi, infatti, quello che passa tra i cittadini – sia per chi vuol partecipare ed è abituato anche ad esperienze di partecipazione diretta, sia per chi purtroppo ha ancora sfiducia nella politica, e sono molti – è di non concedere deleghe. Sono quindi convinto che, se il Senato rimane, sarebbe saggio non farne un doppione della Camera, ma eleggere i senatori – se non si realizza una sorta di Bundesrat – in concomitanza con le elezioni del Consiglio regionale.

Queste sono le motivazioni per cui ho presentato quest’emendamento, sul quale ovviamente esprimerò voto favorevole, e per cui continuerò questa battaglia. (Applausi dai Gruppi PD e FI-PdL XVII).

 Vannino Chiti

Guarda il Video