Di: Carlo Bertini

Noi saremmo interessati a salvare le nostre indennità? Renzi dimezzi quelle di deputati e senatori portandole a seimila euro, allora sì che si risparmierebbe». Vannino Chiti è il capofila dei dissidenti del Pd, quelli che il premier chiama i frenatori. «Un secolo fa gli Stati Uniti passarono dal voto indiretto dei senatori delle assemblee degli Stati all’elezione diretta dei cittadini, perché rilevarono un eccesso di corruzione e di localismo. Forse si pensa che da noi non esistano questi rischi?». Ex diessino, toscano come Renzi, Chiti rivendica il diritto al dissenso in un partito, «perfino nel Pci di Togliatti Concetto Marchesi votò contro l’articolo 7 della Costituzione», quello sui Patti Lateranensi, che il celebre intellettuale rifiutò di approvare uscendo dall’aula insieme a Teresa Noce. E poi fu insignito del compito di operare una revisione linguistica e sintattica alla Carta prima del voto finale. Chiti è deciso a votare contro questa riforma costituzionale se resterà così e non lascerà poi il Pd. «E perché dovrei?».

Dicono che ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità, o no?
«Stamattina alla riunione del gruppo Pd hanno ribadito una cosa normale: che sulla Costituzione non ci può essere disciplina di partito o sanzioni disciplinari. Non mi pare del resto fossero state prese quando alcuni parlamentari fecero appello a votare contro Marini, designato alla Presidenza della Repubblica. Quindi nessuno dia lezioni da quel pulpito. Sulle battaglie alla luce del sole uno ci mette la faccia, i franchi tiratori no. Io ho sollevato alcuni problemi e noto che sono state aumentate le competenze del Senato su leggi elettorali e trattati europei. Erano 148 membri, ora sono 100. Ma altre questioni sono irrisolte».

E pensa possano essere modificate?
«Che sia la Camera sola a dare la fiducia e ad avere l’ultima parola sulle leggi del programma di governo lo condivido e questo è il punto fondamentale per superare il bicameralismo paritario. Ma le libertà religiose, i diritti delle minoranze e le leggi etiche possono essere temi su cui dare l’ultima parola solo alla Camera votata con l’Italicum? Immunità: io chiedo di mantenere l’insindacabilità sulle opinioni e i voti di ogni parlamentare e di toglierla sia per deputati che per senatori… che facciamo?».

Renzi ha aperto sul tema ai grillini.
«Ho visto. Vedremo come finirà. Poi c’è il grande tema di ridurre il numero di deputati. Devono scendere a 315 come in Spagna per evitare uno squilibrio sulla rappresentanza e sull’elezione del Capo dello Stato. Oppure a 470 come il numero dei collegi del mattarellum. La Costituzione è fatta di equilibri. E per una riforma così fondamentale, penso sia bene fare un referendum per dargli una legittimazione definitiva. Ultimo problema è il modo di elezione dei senatori».

Il punto più dolente. Come ha preso quello schiaffone di Renzi sull’attaccamento alle indennità? Gli italiani la pensano così, non crede?
«Nel merito hanno scelto un modello barocco, mettendo due principi opposti in Costituzionoe: che i senatori siano nominati con un mix di sitema proporzionale e maggioritario dai consigli regionali. Comunque, detto tutto questo, se il testo manterrà questi limiti non lo voterò per irspondere alla mia coscienza. sull’indennità Renzi ha detto una falsità, cristianamente porgo l’altra guancia, ma non mi farà arretrare di un millimetro. E gli chiedo: perché non fa la battaglia per equiparare l’indennità dei deputati e senatori a quella del sindaco di Roma? Vorrebbe dire dimezzare sul serio le spese. Io sono per farlo subito, facciamo venire allo scoperto quelli che sono contrari?».