<<Io non avrei problemi a votare un Senato rigorosamente uguale al Bundesrat tedesco. Alternativa a questo modello è un Senato eletto direttamente dai cittadini in concomitanza con i consigli regionali>>

Senatore Chiti, di Senato elettivo ne avete già discusso nel Pd, la linea è quella del no all’elezione…

<<Ne abbiamo discusso, e la risposta che ci è stata data è che il Senato deve essere un mix di consiglieri regionali e sindaci perché questo è un pilastro insormontabile del governo. Può essere una risposta?>>.

Avete firmato in 35 l’emendamento. Altri lo voteranno?

<<Non so se il numero si allargherà o si restringerà, so però che i parlamentari di Fi e Ncd mi dicono che il Senato elettivo è la soluzione giusta ma che, obtorto collo, devono obbedire ai patti. Sono rimasto molto colpito quando ho letto che i relatori, prima di presentare gli emendamenti, li hanno mandati al governo: questa non è la procedura corretta. Il governo ha un suo ruolo ma non è esclusivo, deve essere di regia. Sulla Costituzione, centrale è il Parlamento e l’ultima parola è dei cittadini>>.

Ma non rischiate di mettere in pericolo la riforma?

<<Se il governo dicesse “l’elettività non è un pilastro invalicabile, decida il Parlamento purché si superi il bicameralismo paritario”, il Senato come lo proponiamo noi sarebbe una riforma innovatrice che si potrebbe approvare in 7 giorni. Lo dico perché ho visto gli emendamenti degli altri partiti>>.

Quel paletto c’è: non rischiate di passare per quelli che vogliono bloccare tutto?

<<Non è così. Rispetto al testo iniziale del governo, ci sono molte cose che sostenevamo noi, come il numero dei senatori, segno che le nostre proposte andavano nella giusta direzione. Mi spiace che 80 franchi tiratori sulla responsabilità civile dei magistrati non turbino, e chi fa una battaglia alla luce del sole sia bollato come sabotatore in cerca di visibilità>>.

E’ d’accordo sulla definizione “deriva autoritaria” del testo data da Mauro?

<<Con Mauro non ci siamo sposati, in comune abbiamo la condivisione di un obiettivo. Io dico che se passa una riforma che dà al Senato competenze, con i senatori che lo fanno come secondo impegno, non eletti dai cittadini, con la Camera che ha prerogative come la libertà religiosa, certamente c’è uno squilibrio nel rapporto tra cittadini, Camere e governo>>.

Lei in Aula come voterà?

<<O c’è una proposta uguale al Bundesrat, o l’elezione diretta, oppure io su quell’articolo voto contro. Voterò a favore del mio emendamento: se non ci saranno voti sufficienti avrò perso, se saranno sufficienti ognuno prenderà atto del risultato>>.

E sul voto finale della legge come si comporterà?

<<Non posso dire cosa farò perché devo prima vedere cosa avviene, come sarà il testo finale>>.