Senatori coperti dall’immunità? «Per come l’hanno proposto, assolutamente no». Chiederà di cancellarla? «Sì, sia per i deputati che per i senatori». Definitivamente? «Sì, se non cambia il nuovo modello elettorale per il Senato». Non ha dubbi il Pd Vannino Chiti che sta già lavorando agli emendamenti.

La sua è una bocciatura senza appello?
«L’immunità per sindaci e consiglieri regionali non solo non ha senso, ma diventerebbe anche molto rischiosa perché si estenderebbe all’attività amministrativa, all’azione di quel consigliere regionale-senatore, di quel sindaco-senatore. Così, in un Paese come l’Italia, si amplia la sfera della non trasparenza e aumenta il rischio dell’illegalità».

Manterrebbe l’immunità per l’elezione diretta?
«In questo caso sì, ma con profonde modifiche dell’attuale meccanismo».

Solo modificata o eliminata completamente?
«In primo luogo, non può esserci una differenza tra deputati e senatori. In secondo luogo, il punto fondamentale è il comma 1 dell’articolo 68 della Costituzione che garantisce l’insindacabilità e il voto. In terzo luogo,con leggi fortemente maggioritarie, come ormai sono quelle elettorali, il secondo comma dell’articolo 68, e cioè l’autorizzazione delle Camere sulla privazione della libertà personale, appare sempre più affidato a una ragione politica, cioè ai rapporti di forza. Se proprio si vuole mantenere l’autorizzazione, essa dovrebbe essere lasciata a una sezione speciale della Corte costituzionale che dovrebbe nascere appositamente».

Un gruppo di colleghi del Pd, lei ha già protestato contro l’esclusione di Mineo dalla commissione Affari costituzionali. Ora chiederete di cancellare l’immunità?
«Nelle condizioni date dai relatori, sì. L’immunità non può essere estesa a consiglieri regionali e sindaci, non può esserci una differenza rispetto all’immunità tra deputati e senatori, quindi l’unica via è superare il problema abolendo il secondo comma dell’articolo 68».

Questo significa eliminare l’autorizzazione per l’arresto o per perquisire e mettere sotto intercettazioni tutti i parlamentari?
«Sì, mantenendo ovviamente l’insindacabilità delle loro opinioni e del loro voto. Per questo non ci potrà essere un intervento da parte dell’autorità giudiziaria. Se cambia il modello elettorale per il Senato, allora l’autorizzazione prevista per le richieste della magistratura può essere ricondotta a una valutazione e decisione finale della Consulta».

Lei prevede comunque di eliminare l’immunità nel caso dell’elezione indiretta dei senatori?
«Sì, perché in questo caso essa non sarebbe attiva solo quando si è dentro palazzo Madama, ma anche quando si svolgono attività amministrative. In ogni caso,anche se dovesse passare il nostro modello di elezione diretta dei senatori da parte dei cittadini, l’immunità dovrebbe cambiare radicalmente ed essere affidata in ultima istanza alla Consulta».

Farà emendamenti in questo senso?
«Con altri colleghi, non solo del Pd, abbiamo già presentato proposte di modifica che affidano la decisione sull’immunità alla Corte. Ora, vista la sortita dei relatori e del governo, dovremo presentarne altre anche per l’abolizione del secondo comma dell’articolo 68 sia per i deputati che per i senatori».