Di: Tommaso Ciriaco

<<Sono stati fatti passi avanti, ma al momento siamo in mezzo al guado>>. Le modifiche alla riforma del Senato soddisfano solo a metà il senatore Vannino Chiti.

Senatore, come valuta gli emendamenti dei relatori?
<<Alcuni sono molto simili a quanto da noi richiesto. Quindi la prima domanda è: allora non eravamo dei sabotatori?>>
Quali sono le modifiche che la soddisfano?
<<Sulle competenze ci sono stati passi avanti. Mancano ancora, però, i grandi temi dei diritti civili: libertà religiosa, leggi eticamente sensibili, diritti delle minoranze.
E poi il numero dei senatori, che ricalca esattamente il nostro emendamento. Manca però la riduzione dei deputati: su questo punto c’è stato scarso coraggio da parte del governo>>.

Sull’elettività dei senatori, invece, per ora uscite sconfitti.
<<Ancora non ci siamo. Si sarebbe potuto ricalcare esattamente il Bundesrat, ma manca la convinzione delle forze politiche. La via più giusta per risolvere il problema, allora, è eleggere i senatori insieme ai consigli regionali. E’ un’eresia? >>.

Proverete ancora a cambiare il testo?
<<La nostra battaglia continuerà alla luce del sole, presentando emendamenti in Aula>>.

Eppure il patto fra i partiti sembra consolidarsi.
<<Guardi, in commissione la Lega aveva presentato emendamenti per l’elezione diretta dei senatori, l’assemblea del gruppo di Fi aveva votato in questo senso, il M5s e il Ncd si erano espressi allo stesso modo. Se queste promesse non si sciolgono come neve al sole, ci sono possibilità di cambiare>>.

Senza modifiche, voterà comunque questo testo?
<<Siamo a metà del guado: sono stati fatti passi avanti, ma manca dell’altro. Così insomma, non funziona. Ma se si vuole una buona minestra- è un’espressione di Renzi – si può fare>>.

Insisto: voterebbe questa riforma com’è?
<<Così com’è non la voterei, ma penso che con le modifiche si possa dare un voto a favore.
Mi batto per superare questo deficit. Le cose si sono già mosse rispetto alla prima versione>>.

In Aula si rischia la frattura tra voi e il Pd?
<<No, perché la frattura non era sul merito, ma sull’articolo 67 della Carta. In commissione non c’è stata una sostituzione, ma una destituzione. E io mi sento offeso, perché nella vita ho condotto battaglie solitarie, ma mai sono stato sleale>>.

Sugli emendamenti immagina una sponda con il M5s?
<<Il confronto è con tutti i partiti, senza pregiudiziali, quindi anche il M5s. Io non ho mai contestato il rapporto con Fi sulle riforme, ma solo che potesse essere esclusivo>>.