La decisione del M5S di aprirsi al dialogo sulla legge elettorale è positiva. Era ora! Il 25% dei consensi vanificato da una opposizione aprioristica ha caratterizzato il primo anno e mezzo di legislatura. In Parlamento si deve lavorare per far valere le proprie idee e raggiungere intese di merito, soprattutto sulla legge elettorale e le riforme della Costituzione. Finora chi nel Movimento sosteneva la necessità di un confronto, era stato espulso! Grillo, Casaleggio chiedono di incontrare governo e Pd: avanzano una proposta di legge elettorale, precisando che non si tratta di un prendere o lasciare ma di una disponibilità alla «collaborazione con chiunque voglia discuterla». Della proposta del M5S non condivido alcuni aspetti: in primo luogo le preferenze negative. La scelta giusta sono i collegi uninominali o, in alternativa, le preferenze di lista e l’uguaglianza di genere. Apprezzo la presenza di un correttivo maggioritario implicito che scaturisce dalla dimensione delle circoscrizioni per cui un partito che raggiunge circa il 40% può governare. Le soglie di sbarramento per l’ingresso in Parlamento devono essere verificate. Non sarebbe utile farle lievitare molto oltre il 5%. Un punto fermo deve restare il secondo turno per la conquista di un premio di governabilità, qualora nessuno raggiunga il 40%. Se vi fossero le condizioni di intesa politica, per me la scelta giusta sarebbe quella di prevedere sempre un ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni per assegnare il premio.
Il confronto tuttavia non può essere limitato alla legge elettorale: i modelli di voto seguono, non precedono gli assetti costituzionali. In ogni caso il Pd deve andare a vedere seriamente la disponibilità anche del M5S: il rapporto con Forza Italia è doveroso, ma non può esservi un asse preferenziale.
Già al Senato, per quanto occultata da migliaia di emendamenti, è emerso qualcosa di nuovo: M5S, “dissidenti” espulsi dal gruppo, Sel e con varie sfumature anche Ncd, Lega e Forza Italia avevano espresso un sostegno alla proposta di un Senato anche delle garanzie eletto dai cittadini contestualmente ai consigli regionali.
È indispensabile coinvolgere nelle modifiche costituzionali il più ampio arco di forze e procedere in ogni caso al referendum confermativo: la Costituzione appartiene ai cittadini!