Il 1° Maggio è la Festa del Lavoro: è un’occasione per riflettere sulle battaglie, i progressi, le condizioni dei lavoratori.
In Italia la situazione economica è ancora difficile: i primi, timidi, segnali di ripresa non producono posti di lavoro. I dati sulla disoccupazione sono preoccupanti, quelli relativi ai giovani drammatici: il 42,7%, quasi la metà, non ha lavoro.
Da noi vi è un precariato inaccettabile: milioni di persone vivono con l’angoscia di non potersi costruire il futuro. La flessibilità è uno strumento positivo se agevola l’occupazione: non deve trasformarsi in precarietà. La riforma Fornero si è dimostrata insufficiente: essere precari colpisce la dignità delle persone.
Il decreto Poletti, con le importanti modifiche apportate dal Pd nella commissione Lavoro della Camera, semplifica lo strumento del contratto a termine, assicura alcune regole per l’inserimento nel lavoro, conferma la formazione come fondamento dell’apprendistato. Il provvedimento decisivo sarà la legge delega sul lavoro che il Parlamento approverà nelle prossime settimane e che il governo successivamente dovrà attuare. Il mercato del lavoro sarà più equo, il contratto a tempo indeterminato sarà quello prevalente e “normale”, verrà sfoltita l’inaccettabile pletora di contratti precari. Gli ammortizzatori sociali garantiranno tutti i lavoratori.
In Italia proprio oggi parte il Piano nazionale Garanzia giovani. Si tratta di un insieme di interventi voluti dall’Unione Europea per contrastare la disoccupazione giovanile. Oltre un miliardo e mezzo di euro, nel biennio 2014-2015, per garantire ai giovani tra i 15 ed i 29 anni una offerta “qualitativamente valida” di lavoro, di istruzione, di apprendistato o di tirocinio.
A partire dal governo Letta e adesso con quello guidato da Renzi, in Italia e in Europa si è realizzata una prima inversione di tendenza rispetto alle politiche di solo rigore che hanno aggravato la recessione economica e aumentato la disoccupazione. Il semestre italiano di presidenza dell’UE sarà l’occasione per imprimere un’accelerazione a questa nuova stagione: dalla crisi si esce con gli investimenti in sviluppo sostenibile, occupazione e innovazione.