Claudio Sardo ha affrontato più volte il tema delle riforme costituzionali. Gli riconosco il merito di tenere fermi criteri anche per me fondamentali. Prima di tutto di non ridurre la Costituzione a questione delle maggioranze di governo. Abbiamo sempre contestato alla destra di voler affrontare l’aggiornamento della Costituzione dall’ottica degli interessi dei governi: e’ una scelta errata. Indebolisce il riferimento che la Costituzione rappresenta per gli italiani e confonde insufficienze della politica e modifiche necessarie alla Costituzione.

A rimetterci e’ sempre la Costituzione. Le differenze tra me e Sardo risiedono in questo:per me la scelta del Senato delle Autonomie non e’ legata solo al cambiamento dell’italicum. Bisogna tenere uniti tre aspetti, per non creare scompensi costituzionali:il Titolo V cioè i poteri affidati alle Regioni; la legge elettorale per la Camera;il ruolo del Senato. Non basta migliorare l’italicum unificando al 4-5% la molteplicità delle soglie, decidendo collegi uninominali o preferenze, spostando sopra il 40% l’asticella del premio di maggioranza, non utilizzando a questo fine i voti di partiti che non hanno consensi per entrare alla Camera. La domanda è: lasciamo un impianto maggioritario,ispirato a quello spagnolo, o ci orientiamo per una legge proporzionale? Un vero Senato delle Autonomie e’ il Bundesrat: vi sono le Regioni,non i Comuni; si esprime con voto unitario di ogni governo regionale. Non e’ un dettaglio:se il fondamento e’ quello di maggioranze politiche, queste ultime non possono definirsi in modo casuale. Le maggioranze politiche hanno legittimità se fondate sul voto dei cittadini. Il Bundesrat ha senso non solo per la legge elettorale proporzionale in vigore per il Bundestag ne’ per il sistema di governo del cancelliere, ne’ perché sono presenti i governi regionali con voto unitario: oltre a ciò in Germania c’è un federalismo solidale. Un esempio: i poteri dei lander su giustizia o ordine pubblico. E’ questa la situazione italiana? Non mi pare. Il Titolo V proposto dal governo ricentralizza competenze su territorio, ordinamento delle autonomie, sicurezza del lavoro. Neanche il Titolo V in vigore regge un federalismo solidale né vedo questo esito di fronte a noi. In Italia c’è uno Stato delle autonomie:le Regioni non hanno rilievo primario rispetto ai Comuni. Il Senato avrà perciò al tempo stesso una funzione di garanzia e di rappresentanza dei territori. Può svolgerla se sarà eletto dai cittadini, contestualmente alle elezioni per i consigli regionali. Su questo è scoppiato lo scandalo:guai a sostenere il diritto di voto dei cittadini. E’ conservazione! Si dimezza il numero dei parlamentari; si equipara l’indennità a quella del sindaco di Roma; si attribuisce alla sola Camera il rapporto fiduciario con il governo e l’ultima parola su gran parte delle leggi ma la proposta è bollata come ostacolo alle riforme. Stiamo al merito: Costituzione, leggi elettorali, ordinamenti dell’UE, diritti civili e politici fondamentali dei cittadini devono essere affidati alla sola Camera, eletta con leggi maggioritarie, o in modo paritario anche al Senato? Per me non vi sono dubbi. Un’ultima considerazione: siamo di fronte all’impegno per costruire gli Stati Uniti d’Europa ed a sfide alla democrazia rappresentativa. Per vincerle occorre rafforzare la sovranità dei cittadini, non contrapporre partecipazione e capacità di decidere. La democrazia prevale sui populismi reazionari se sa arricchirsi anche della partecipazione diretta delle persone. Già oggi nei forum sulla Rete intervengono in città o regioni migliaia di cittadini: i senatori di domani avranno legittimità se nominati da qualche centinaio di eletti? Cumulando incarichi di sindaco, presidente di regione e parlamentare che la stessa Francia ha abolito? Non è la strada giusta. In ogni caso serve discutere non porre diktat. La normalità in democrazia è che i cittadini scelgano con il voto i loro rappresentanti. E’ scritto anche nella Costituzione.