”Sulle riforme costituzionali non esiste una questione relativa a maggioranze di governo da confermare o da cambiare. Su questi temi il governo non e’ in gioco: vi e’ l’autonomia del Parlamento e dei singoli parlamentari. Se De Gasperi avesse posto, come governo, questioni di fiducia o di pilastri insuperabili, la nostra Costituzione non sarebbe mai nata. Sono passati molti anni ma il metodo in politica e’ sostanza e tanto di piu’ lo e’ in tema di riforme costituzionali”.
Lo afferma il senatore del Pd Vannino Chiti.
”L’obiettivo deve essere quello ampliare attorno ai contenuti le piu’ ampie convergenze. Questa del resto e’ la strada gia’ intrapresa a partire dal patto realizzato da Renzi, come segretario del Pd, con Forza Italia. Mi pare che rappresenterebbe un esito significativo se anche Sel e il M5S approvassero le riforme costituzionali. Da questo punto di vista registro in modo positivo l’adesione sul nostro Ddl di 12 senatori, gia’ eletti con il M5S e poi costretti ad uscirne per avere rivendicato e praticato la loro liberta’ e responsabilita’ di parlamentari.
Il Ddl che abbiamo presentato prevede la riduzione dei deputati da 630 a 315 e dei senatori dagli attuali 320 a 106. Un Parlamento cosi’ formato avrebbe un costo nettamente inferiore rispetto all’impianto previsto dal governo; l’attribuzione alla sola Camera del rapporto fiduciario con il governo e la parola finale sulla gran parte delle leggi. Sulle modifiche alla Costituzione, gli ordinamento dell’Unione Europea, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi elettorali, i diritti civili e politici fondamentali deve permanere un bicameralismo paritario. Il Senato infatti, oltre a rappresentare le autonomie territoriale, deve avere una funzione di garanzia e di equilibro istituzionale nei confronti della Camera, che comunque sara’ eletta con una legge a forte impianto maggioritario. Se nella riforma della Costituzione si perde di vista una visione complessiva sui contrappesi di funzioni e di potere, la conseguenza sarebbe lo scivolamento in Sud America. La differenza di fondo rispetto all’impostazione data dal governo e’ quella sul modello di elezione dei senatori: per noi e’ giusto e preferibile che siano eletti dai cittadini, con legge proporzionale e preferenze, contestualmente alle elezioni dei Consigli Regionali. Non mi pare uno scandalo sostenere questa impostazione: difendiamo non il privilegio dei parlamentari ma il diritto dei cittadini a scegliere i loro rappresentanti”.