Il governo Renzi ha presentato un pacchetto di interventi per il rilancio dell’economia, il rafforzamento del potere d’acquisto dei cittadini che hanno redditi medio-bassi, la creazione di nuovi posti di lavoro, anche mettendo al centro valorizzazione dell’istruzione e tutela del territorio.
Secondo quanto esposto dal presidente del Consiglio, a partire da maggio 10 milioni di persone con stipendi al di sotto di 1500 euro avranno ogni mese 85 euro in più in busta paga; le aziende pagheranno il 10% in meno di Irap, altrettanto sui costi dell’energia e 1 miliardo in meno di premi Inail; entro settembre verranno sbloccati 68 miliardi di debiti che le Pubbliche Amministrazioni hanno contratto con le imprese; saranno messe in vendita 1500 auto blu di proprietà dello Stato; 3,5 miliardi di euro serviranno a ristrutturare edifici scolastici in tutta Italia e un altro miliardo e mezzo per la messa in sicurezza del territorio martoriato dal dissesto idrogeologico; infine, si destinano 600 milioni al credito d’imposta per i ricercatori.
Gli interventi per la scuola, il territorio, la casa, la semplificazione delle norme dell’apprendistato e la possibilità di contratti a termine per tre anni senza pausa e senza causale, con il limite del 20% sul totale degli occupati, saranno rapidamente operativi, attraverso decreti legge. Le altre misure – con il Piano lavoro – avranno tempi più lunghi.
Per finanziare il taglio dell’Irap le rendite finanziarie – tranne i Bot – vedranno aumentare il prelievo fiscale dal 20% al 26%: ci si allinea all’Europa. Per rilanciare l’occupazione e l’innovazione è necessario ridurre le tasse su lavoro e imprese.
Importante e significativa, anche se ha avuto poco risalto, la decisione di creare – a partire da giugno – un fondo per le imprese sociali del terzo settore, finanziato con 500 milioni di euro. Serviranno allo sviluppo di attività fondate sulla solidarietà, sempre preziose ed ancor più in questi anni di crisi.
Un Disegno di legge delega servirà a introdurre nel mercato del lavoro più diritti, maggiore facilità di ingresso, una assegno di disoccupazione universale, un sistema più efficiente di formazione e ricollocazione.
Sono misure che vanno nella giusta direzione: più giustizia sociale e più sviluppo. Ora è necessario che prima il governo e poi il Parlamento traducano tutti gli impegni in atti concreti.