La vicenda dei due Marò, da due anni prigionieri in India ha da tempo preso una piega inaccettabile. Il comportamento dell’India ha dell’incredibile: un grande Paese democratico tradisce il diritto e agisce in modo vergognoso. È stato giusto richiamare il nostro ambasciatore. Dietro al nuovo rinvio del processo, il 26°, da parte della Corte Suprema indiana, probabilmente ci sono anche motivazioni legate alla campagna elettorale. È inammissibile. Non possiamo accettare che non si conoscano ancora le imputazioni di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tra le ipotesi c’è anche quella che sia applicata contro di loro la legge indiana antiterrorismo: sarebbe una scelta insieme grave e senza fondamento. Latorre e Girone sono due soldati in servizio di protezione di navi contro la pirateria: trattarli da terroristi è un’infamia contro l’Italia e la comunità internazionale.
È ora che Unione Europea, Nato, Onu impongano alle autorità indiane il rispetto del diritto internazionale. Unione Europea e Nato hanno detto parole chiare a sostegno dell’Italia: non così il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon. La vicenda non è riducibile a problema bilaterale tra Italia e India: la lotta contro la pirateria è un’ operazione internazionale sotto l’egida dell’Onu e della Nato.
L’Unione Europea ha l’occasione di mostrare, una volta tanto, di saper agire in modo unitario: se sulla politica estera e di sicurezza non ha una sola voce, il suo futuro nel mondo globale non sarà da protagonista. Ogni Stato europeo sarebbe destinato ad imboccare prima o poi la via del declino.
Oggi la priorità è far ritornare a casa i nostri due fucilieri. Domani, quando la vicenda si sarà conclusa, bisognerà istituire una commissione parlamentare d’inchiesta che in poche settimane faccia piena luce su quanto accaduto al largo della costa del Kerala e su tutte le responsabilità: con rigore e fermezza.