La società Electrolux, che produce elettrodomestici, ha presentato ai sindacati un piano che prevede, per gli stabilimenti italiani, drastici tagli agli stipendi dei lavoratori, ai premi aziendali, agli scatti di anzianità e ad altri diritti. Queste condizioni vengono poste per evitare la delocalizzazione in Polonia. Va detto con chiarezza che è inaccettabile realizzare risparmi sulle spalle dei lavoratori. Si ridurrebbero in maniera significativa stipendi che si aggirano sui 1400 euro, già di per sé non elevati. Comprimere il costo del lavoro per aumentare la competitività è una ricetta neoliberista che ha già consumato il suo fallimento: non solo ha colpito le condizioni di vita di milioni di lavoratori nel mondo, ma impoverisce le qualità produttive dei paesi, sospingendole ai livelli più bassi della competizione mondiale. Né è accettabile il ricatto della delocalizzazione. La Polonia è un paese membro dell’Unione Europea. Questa vicenda è l’occasione perché il governo ponga un tema di fondamentale importanza: l ‘Europa deve darsi nuove regole e nuove prospettive di sviluppo. Bisogna fissare standard di diritti e di trattamento così da impedire speculazioni imprenditoriali all’interno dell’Unione. Devono esserci condizioni di lavoro dignitose per tutti e in ogni paese forme di salario minimo. Gli Stati Uniti vanno in un’altra direzione: Obama ha appena deciso di elevare il compenso minimo per i lavoratori dipendenti del governo federale da 7,25 a 10,10 dollari.

Lo sviluppo, nel XXI secolo, si fonda non sulla compressione di diritti e salari, ma sul rispetto dell’ambiente e della dignità di tutte le lavoratrici e i lavoratori; sull’innovazione, la ricerca, la digitalizzazione, la mobilità sostenibile. In una parola sulla a valorizzazione della qualità.
L’Italia deve porre questo tema all’ordine del giorno dell’Unione Europea, utilizzando anche il semestre di presidenza che assumeremo da luglio a dicembre 2014. Occorre puntare sul rilancio delle nostre potenzialità. Secondo una graduatoria sul livello di competitività dei paesi, l’Italia continua a retrocedere: oggi si attesta al 49° posto. I parametri di riferimento riguardano l’efficienza delle istituzioni e delle infrastrutture, la salute e l’istruzione superiore, l’efficienza del mercato di beni e servizi e di quello del lavoro, la tecnologia e l’innovazione. Sono le sfide da vincere per garantire il futuro ai nostri giovani.