DI GIOVANNI GRASSO

ROMA

La preferenza non è l’unico modo per assicurare la libertà di scelta all’elettore». Lo dice Vannino Chiti (Pd), presidente della commissione politiche europee del Senato, che spiega: «Se nei collegi le liste sono di tre candidati, invece di cinque o sei il problema è sostanzialmente risolto».

Renzi minaccia le elezioni in caso di fallimento dell’accordo sulla legge elettorale…
Non è una minaccia. È una constatazione. Se salta il processo riformatore la legislatura implode, non per volontà di qualcuno.

Il governo sembra però vacillare dopo l’accordo Renzi-Berlusconi…
L’accordo è più ampio e comprende anche la maggioranza di governo. Non si può pensare pertanto a riforme fatte dalla maggioranza di governo contro Forza Italia né da Forza Italia contro la maggioranza. L’aspetto più grave è che il M5S si è tirato fuori. Quando si ha il 25 per cento dei voti non si può solo dire no.

E la diatriba preferenze-liste bloccate?
Non bisogna assolutizzare le preferenze che, del resto, esistono in Europa solo in Polonia. E nessuno mette in dubbio la democraticità dei sistemi europei. Come dicevo, la soluzione secondo me è di fare liste di massimo tre candidali.

 E sulle soglie che idea si è fatto?
Non bisogna restringere forzatamente il pluralismo presente nella società. Le forze popolari questo Paese hanno sempre avuto a cuore l’allargamento della base democratica. Io abbasserei la soglia per chi non si coalizza al 5 per cento. Analogamente porterei la soglia per accedere al premio di maggioranza al 38-40 per cento.

Lei è stato vicepresidente del Senato« Condivide la sua abolizione?
Il bicameralismo perfetto è un lusso che non possiamo più permetterci, ma sono contrario a forme di monocameralismo di fatto. Credo che su alcuni ambiti, le leggi costituzionali, quelle elettorali, i diritti umani, le ratifiche dei trattati si debba conservare la doppia lettura. Si vedrà se andare verso il Bundesrat italiano o un Senato delle garanzie. Ma bisogna affrontare anche il problema della Camera: 630 deputati sono assolutamente troppi. E quello del rafforzamento del premier con la nomina e revoca dei ministri e la sfiducia costruttiva: perché non se ne parla più?