Dopo la frenata dovuta all’uscita di Forza Italia dalla maggioranza, è ripartito il percorso per la nuova legge elettorale e le riforme istituzionali.
Sulla legge elettorale, le proposte avanzate dal segretario del Pd Renzi contengono aspetti positivi ma anche alcuni che destano in me perplessità.
Trovo giusta l’indicazione per una legge che riguardi solo la Camera. Andando verso il superamento del bicameralismo paritario, la legge elettorale per il Senato dovrà essere diversa e a mio avviso potrà anche essere proporzionale: il Senato non darà più la fiducia al governo. Va bene concentrarsi su modelli elettorali che assicurino ai cittadini il potere di scegliere i rappresentanti in Parlamento e maggioranze di governo stabili.
La perplessità riguarda la presentazione di tre diverse leggi elettorali, come fossero equivalenti, senza assumerci, come principale partito italiano, la responsabilità di una scelta prioritaria: in questo modo si ricava l’impressione di una legge elettorale “à la carte”. Il Pd aveva preso delle decisioni: il maggioritario a doppio turno di collegio o il doppio turno di coalizione. Viene invece indicato anche il modello spagnolo, che piace solo a Forza Italia. È positivo aprire il dialogo con tutte le forze politiche: le regole del gioco non le scrive solo la maggioranza. Da un accordo di maggioranza si deve però partire, altrimenti si manda all’aria il difficile lavoro del presidente Letta e si dà spazio al ritorno da protagonista di Berlusconi.

Per quanto riguarda la riforma del Senato – che diventerebbe la Camera federale – occorre evitare pasticci. Non condivido l’impostazione che renderebbe il Senato una conferenza Stato-Regioni-Città costituzionalizzata. O si segue il modello tedesco – una Camera non elettiva composta dai rappresentanti dei governi regionali – oppure quello dell’elezione diretta da parte dei cittadini, in collegamento con le elezioni nelle Regioni.

Per dare efficienza europea alle istituzioni, non sono sufficienti il superamento del bicameralismo paritario e una nuova legge elettorale: occorre rafforzare il ruolo del primo ministro anche con l’introduzione – come è in Germania e in Spagna – della sfiducia costruttiva.